Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, proclamava da Milano la ribellione definitiva, collettiva e armata verso la Germania nazista che aveva invaso l’Italia e il regime fascista, oppressore del Paese da oltre un ventennio, chiamando tutti alla rivolta: uomini, donne, lavoratori, aristocratici, comunisti, sacerdoti, contadini, operai, intellettuali. Nei terribili anni della seconda guerra mondiale e nelle operazioni della Resistenza le donne ebbero un ruolo fondamentale su più livelli, dall’assistenzialismo fino a impugnare le armi per difendere innanzitutto il diritto alla libertà. Si tratta del più significativo apporto di tipo volontario alle azioni di difesa, guerra, spionaggio e insurrezione. Sono state migliaia: solo a 35mila di loro è stato riconosciuto lo status di partigiane. Torturate, deportate, uccise o vituperate, umiliate e dimenticate o ancora acclamate, decorate, sopravvissute e elette in Parlamento, ognuna di loro, dalla prima all’ultima, ha contribuito con la propria vita (mettendola al servizio di altri o addirittura perdendola) a renderci tutti liberi. Nonostante siano trascorsi quasi 80 anni, il maschilismo che hanno subito e l’avversario ideologico con il quale hanno combattuto, sono drammaticamente vivi e incombenti sulla nostra società.