“Fino a 80 euro” di tredicesima in più per tutti i lavoratori dipendenti con reddito fino a 15mila euro. Anzi no, un’indennità da 100 euro – sempre a fine anno – per chi ne guadagna meno di 28mila, ma solo se è sposato e ha “almeno un figlio“. Infine, la decisione più semplice: il rinvio. Il decreto legislativo sulla revisione del regime delle imposte sui redditi Irpef e Ires, inizialmente atteso al consiglio dei ministri di oggi, sarà esaminato la prossima settimana. Troppa, evidentemente, l’incertezza sulle coperture da trovare per le mance elettorali infilate in tutta fretta nel testo. Ma su cui già lunedì il viceministro dell’Economia con delega al fisco Maurizio Leo aveva espresso perplessità, avvertendo che le bozze erano ancora “oggetto di revisione da parte degli uffici competenti” e si stava “lavorando per mettere a punto un decreto che sia compatibile con le esigenze dei contribuenti e al tempo stesso rispettoso degli equilibri di finanza pubblica“.
Marcia indietro, dunque, in attesa di capire quanto sarà necessario restringere la platea dei beneficiari e se è opportuno “rivendersi” sotto forma di bonus soldi che ancora non ci sono, posto che la misura verrebbe finanziata con i maggiori introiti derivanti dal concordato preventivo biennale per le partite Iva. Introiti al momento del tutto aleatori visto che, dopo la modifica in corsa che consente l’accesso al patto con le Entrate anche agli autonomi con pagelle fiscali insufficienti, la relazione tecnica di quel decreto è stata modificata eliminando la quantificazione del gettito atteso.
L’ultima bozza in circolazione prima del rinvio prevedeva che, “in attesa che sia introdotto un regime fiscale sostitutivo” per i redditi da lavoro dipendente, “per ragioni di semplificazione normativa” si mantenesse “l’ordinario regime di tassazione delle tredicesime prevedendo, nel contempo, la restituzione, sotto forma di indennità, di un importo che non potrà essere superiore a 100 euro, importo corrispondente al maggior prelievo tributario che si verifica rispetto all’applicazione di un’imposta sostitutiva”. Ma “a causa della limitatezza delle risorse disponibili”, ammette la relazione illustrativa, il bonus sarebbe andato “per il solo anno 2024 ai lavoratori che si trovano in condizioni economiche di particolare disagio, anche in considerazione della presenza, nel nucleo familiare, di familiari a carico fiscalmente”. Dunque per beneficiare dell’indennità il lavoratore avrebbe dovuto ricevere un reddito complessivo nell’anno non superiore a 28.000 euro, avere un coniuge e almeno un figlio (anche se nato fuori del matrimonio riconosciuto, adottivo o affidato) entrambi a carico e avere capienza fiscale con riferimento ai redditi di lavoro dipendente percepiti. L’ammontare dell’indennità sarebbe stato comunque definito con un decreto del ministero dell’Economia da adottarsi entro il 15 novembre 2024. A babbo morto, passate le Europee.