Caro ministro Giuseppe Valditara,

a chi tenta di mettere il bavaglio alla Scuola imponendo regole non condivise non resta che rispondere con le parole di Geymonat: “Contestate e create”.

Lei, in meno di sei mesi, ha deciso da solo che avrebbe per “chiarezza” nei confronti dei genitori riportato in pagella “gravemente insufficiente”, “insufficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo” al posto di “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di prima acquisizione” che oggi sono inseriti accanto agli obiettivi definiti dai docenti per ogni disciplina. L’ha fatto approvando la nuova norma in Senato.

Sembra irrilevante, ma chi conosce i bambini sa che un “gravemente insufficiente” è diverso da un “in via d’acquisizione”. Caro ministro, lei i bambini li vede solo quando fa visita in una scuola. Lei non ha mai raccolto la confidenza di Simona che ha il mal di pancia ad ogni verifica e nemmeno quella di Giorgio che mi ha detto che ha paura del voto.

Professore, lei non ha mai visto la gioia negli occhi di chi, invece di un “insufficiente”, si sente dire “Forza, hai studiato un po’ di più dell’altra volta. Sei stato davvero bravo” e forse non è mai stato a casa di Nicola dove c’è solo la play ma non c’è nemmeno un libro. E forse non sa nemmeno che Michael non ha nessuno che lo aiuta a studiare perché mamma e papà, con la terza media in tasca, lavorano fino a sera.

Professore, sa che i miei alunni mi dicono che odiano la scuola per tutte quelle verifiche che la maestra Tina gli fa fare e per quel voto preso in matematica? Sa che alcuni dei miei bambini mi dicono che non vogliono andare alle superiori e all’Università perché sono stanchi a otto, nove anni, di essere giudicati?

E allora, se lei non ci vuol ascoltare non ci resta che contestare. Alberto Manzi (le ricordo, se non lo sapesse, che ricorre il centenario della nascita quest’anno) scrisse: “Io sono stato l’unico insegnante che è andato sotto il Consiglio di disciplina per otto volte. La prima perché non davo i voti ai ragazzi sulle pagelle. Gli ispettori centrali del ministero mi accusarono di omissione di atti d’ufficio e io chiesi se il mio lavoro era aiutare il bambino o aiutare lo Stato a fare gli atti d’ufficio. Mi risposero che dovevo fare l’uno e l’altro, ma io parto dal principio che aiuto lo Stato aiutando il bambino”. Manzi, costretto a compilare le pagelle, fece un timbro: “Fa quel che può. Quel che non può non fa”.

Le pagelle di carta non ci sono più e allora per fare obiezione di coscienza contro la vostra norma non ci resta (mi appello ai colleghi ad unirsi alla mia contestazione) che mettere a tutti “ottimo” in pagella. E se vorrà mandarmi – come piace a lei – un’ispezione, darò un “ottimo” anche agli ispettori!

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