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Cos’è il “niksen”, la nuova tendenza per gestire stress e burnout: l’arte di “non fare nulla” senza sentirsi in colpa

Non è un lasciapassare per la pigrizia o per ore di scroll social sul divano, ma è la rivendicazione del tempo del riposo. E, in ultima analisi, può renderci più concentrati e creativi

di Beatrice Manca

C’era una volta l’hygge, la filosofia danese che invitava a riscoprire il senso di comfort, calore e familiarità di una tazza di tè bevuta sul divano o di una serata in casa tra amici. Per un po’ è sembrata la risposta al logorio della vita moderna, l’antidoto all’obbligo sociale di uscire ogni sabato sera, la cura alla Fomo, cioè all’ansia di perdersi qualcosa là fuori (salvo poi vederlo su Instagram in tempo reale). Adesso, però, è tempo di scoprire il Niksen, l’arte olandese del dolce non far nulla che sembra essere il segreto dei Paesi Bassi per non cadere nella trappola del burnout e della fatica cronica.

Cosa significa Niksen
Perfino nei Paesi Bassi, noti per l’attenzione all’equilibrio tra lavoro e vita privata, le generazioni più giovani soffrono stress e burnout, una situazione esasperata negli ultimi anni tra lockdown, guerre e sconvolgimenti globali. Nel 2019 ha iniziato a farsi strada l’idea del Niksen, che ha rapidamente preso piede in tutto il mondo come trend di benessere per gestire meglio lo stress. Anche se suona come un indice di borsa, la parola Niksen deriva semplicemente da “niks”, niente. Niksen è il verbo derivato dal sostantivo: in italiano verrebbero fuori mostri come “nientare” o “nulleggiare”, ma in olandese rende bene l’idea. Sarebbe improprio però definirlo semplicemente ‘non fare niente’. L’idea è di accantonare ogni dovere e lasciare che la mente vaghi dove vuole, così come il corpo. Spesso si tratta di uscire e fare due passi, o di sedersi su una panchina e guardare il panorama anziché il telefono. Ma si può anche declinare con l’attività sportiva, facendo la maglia o ritagliandosi una serata a casa senza impegni né doveri. L’importante è che quel nulla sia “fatto di proposito” (no, restare fermi alla fermata del bus non vale) e che non abbia uno scopo o un obiettivo. Conta il processo, non il risultato. Ma, soprattutto, che sia goduto senza sensi di colpa.

I benefici del Niksen
Non è un lasciapassare per la pigrizia o per ore di scroll social sul divano, ma è la rivendicazione del tempo del riposo. Che non deve essere guadagnato o contrattato, ma riconosciuto come un’esigenza fisiologica. Vi è mai capitato di avere un’intuizione geniale o di ricordare qualcosa mentre stavate passeggiando o facendo tutt’altro rispetto al lavoro? Ecco, il Niksen paradossalmente può renderci più produttivi: dopo una pausa si guadagna in concentrazione, attenzione e creatività. Separare in modo netto il tempo del relax dal tempo del lavoro permette di essere più efficienti e motivati nelle ore d’ufficio, anziché trascinare i compiti fino alla fine della giornata e continuare a guardare le mail anche di sera.

Nel libro “Niksen: Embracing the Dutch Art of Doing Nothing” l’autrice Olga Mecking osserva la vita degli abitanti dei Paesi Bassi e stila una guida ai posti perfetti per praticare il Niksen: le spiagge, i parchi e i caffè sulle terrazze (presi d’assalto dagli olandesi ai primi raggi di sole, anche in inverno). Non bisogna necessariamente star sdraiati per ore, anzi: lo sport aiuta a schiarirsi le idee, perciò l’autrice consiglia un’escursione nel verde o un giro in bicicletta in collina. L’importante è lasciar vagare la mente, senza preoccuparsi di calorie, kilometri o di cosa dovremo fare dopo. Semplicemente abbandonandosi al momento. Natura, Niksen e attività fisica: la ricetta olandese per la felicità?

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