Ben venga la nuova valutazione multidimensionale per elaborare il Progetto di vita individuale e personalizzato che dovrebbe garantire alla persona con disabilità una piena integrazione. Ma rischia di non bastare senza le risorse per tradurlo in pratica. È questo il principale timore di alcune organizzazioni dopo il via libera del governo all’ultimo tassello della Riforma delle disabilità, il decreto attuativo che definisce la condizione di disabilità, introduce l’accomodamento ragionevole, riforma le procedure di accertamento e disciplina appunto la valutazione multidimensionale. Novità che entreranno in vigore con una sperimentazione a partire dal 2025 solo in alcune province con progetti-pilota e corsi di formazione e aggiornamento. Il provvedimento prevede anche l’abolizione dei termini “handicappato” e “portatore di handicap” in tutte le leggi ordinarie dello Stato italiano: saranno sostituiti con “persona con disabilità”. Vengono così recepite le disposizioni internazionali sul tema come la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2006 e ratificata dal Parlamento italiano il 24 febbraio 2009. A distanza di ben 15 anni Roma ha deciso finalmente di conformarsi ai termini idonei da utilizzare nelle proprie leggi quando si fa riferimento alle persone con disabilità.

Le novità – Vi sono aspetti molto attesi dalle persone con disabilità e le loro famiglie perché riguardano direttamente la loro vita. La valutazione di base compiuta finora da una commissione medico-legale vedrà la presenza di un assistente sociale e uno psicologo. È importante perché lì si stabilisce il riconoscimento dell’invalidità civile. La valutazione multidimensionale, invece, è necessaria per attuare il progetto di vita: un progetto individuale per ogni persona con disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva, mirato a ottenere piena integrazione scolastica, lavorativa, sociale e familiare della persona con disabilità. La finalità è creare percorsi ad hoc in cui gli interventi siano coordinati per rispondere ai bisogni e aspirazioni del beneficiario. Il decreto, infine, affronta anche un altro aspetto importante, quello definito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità accomodamento ragionevole, che in pratica significa adeguare le normative in modo da poter garantire ai soggetti disabili “l’uguaglianza con gli altri” sui diritti e sulle libertà fondamentali. Ad esempio nel lavoro, secondo la Cassazione, si tratta di accorgimenti che non comportano oneri organizzativi eccessivi a carico del datore di lavoro.

Soddisfatte alcune associazioni – La ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli (Lega) ha commentato con enfasi l’approvazione parlando “di una rivoluzione culturale e civile, che sviluppa un nuovo paradigma nella presa in carico della persona con disabilità, eliminando le estreme frammentazioni tra le prestazioni sociosanitarie”. Ma le persone con disabilità vedranno dei benefici concreti? Ilfattoquotidiano.it ha sentito alcune organizzazioni nazionali che difendono i diritti delle persone con disabilità e i commenti sono diversi, non tutti soddisfatti. “Questa legge rappresenta un importante passo avanti nel migliorare la vita delle persone con disabilità”, dice Vincenzo Falabella, presidente della Fish. “È una misura che la Federazione e tutto il movimento associativo attendevano da tempo. Non solo riconosce più diritti, ma contribuisce anche ad eliminare stigma e pregiudizi, scartando termini obsoleti. Al cuore c’è il progetto di vita come strumento di supporto nella routine quotidiana”. Roberto Speziale, presidente dell’Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas), parla di “decreto di portata epocale sia per la parte inerente la valutazione di base che per quella che riguarda la valutazione multidimensionale” e ricorda che “completa la riforma prevista dalla legge delega 227 nei tempi previsti dal Pnrr”.

Per Anffas il decreto corona un impegno ultraventennale iniziato con l’art. 14 della legge 328 del 2000. “Attraverso queste novità si potranno finalmente costruire dei veri progetti individuali di vita, personalizzati e partecipati e garantire maggiori diritti e qualità di vita per le persone con disabilità”, aggiunge Speziale. Ma la vera sfida comincia ora. “Occorrerà – spiega il numero uno – trasferire questa straordinaria riforma nella realtà concreta e nella vita materiale delle persone per le quali la riforma è stata pensata, voluta ed adottata”.

I timori: “Inps sovraccaricata e fondi insufficienti” – Meno entusiasta è Alessandro Chiarini, presidente del Coordinamento famiglie con disabilità (Confad). “Sussiste il fondato timore che le aspettative indotte possano essere destinate a sgretolarsi alla prova dei fatti. Certamente non si tratta di una legge marginale perché riguarda sicuramente aspetti delicati per milioni di persone con disabilità e gli oneri che devono sopportare anche solo per vedersi riconoscere la loro condizione e poi per ricevere pensioni, agevolazioni, strumenti”. Stando al decreto, visionato da Confad in occasione di riunioni dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, nella valutazione di base confluiscono tutte le valutazioni: handicap, invalidità, cecità, sordità, disabilità ai fini lavorativi (legge 68/1999), condizione di disabilità ai fini scolastici, protesi, agevolazioni fiscali. Lo schema descrive un processo nel quale si fa tutto in una sola valutazione con una commissione composta da due medici e un assistente sociale o uno psicologo. “Li affianca un medico di categoria non scelto dalla persona con disabilità, ma nominato dalle associazioni, e qui a nostro parere – dice Chiarini – va invece affermata la libera scelta della persona con disabilità che non può in ogni caso esaurirsi in capo ad alcune associazioni delegate”.

Benefici reali dal decreto? “La responsabilità esclusiva della valutazione di base passa a Inps che si ritrova con una mole di lavoro, e non ci pare per nulla chiaro se e come sia stato valutato l’impatto organizzativo di questo nuovo processo”, sottolinea il numero uno di Confad. “Il decreto autorizza Inps ad assumere 1069 nuovi medici, 142 funzionari amministrativi, 920 funzionari in ambito sanitario. Con l’attuale e ben nota situazione relativa alle difficoltà di trovare personale medico ci pare davvero arduo”, commenta. Poi c’è il nodo risorse: “A regime è previsto un costo di 215 milioni di euro, a cui si aggiungono poco meno di 33 milioni l’anno per i medici di alcune associazioni, 248 milioni in tutto che rappresenta una spesa che vale una quota molto rilevante del Fondo per la disabilità (circa 300 milioni di euro). Se ne deduce che il Fondo per la disabilità serve in larga misura per le spese di sistema, non certo per i bisogni delle persone con disabilità”. L’altro problema rilevato da Confad è come verrà impostato il Progetto di vita. “Nello schema di decreto attuativo si dice che ‘resta ferma la disciplina della compartecipazione al costo delle prestazioni che la prevedono’”. Ma le risorse per finanziare i Progetti di vita indipendente ci sono? “Per realizzarli si prevede di attingere dal Fondo per la non autosufficienza (Fna) di circa 800 milioni di euro e da un vecchio Fondo per il diritto allo studio universitario. Nella sostanza sarà forse un diritto vedersi redigere un progetto di vita e partecipare alla sua stesura”, conclude il presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità, “ma appare del tutto aleatoria la possibilità che siano garantite le risorse necessarie ed adeguate per rendere concreto il progetto senza che si faccia ricorso ad un incremento sostanziale del Fna”.

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