Carenze nel sistema giudiziario, conflitti di interesse, minacce alla libertà dei media e ai diritti fondamentali: l’Eurocamera ha approvato ad ampia maggioranza una durissima risoluzione sulle audizioni in corso riguardo alla procedura dell’articolo 7 del Trattato riguardanti l’Ungheria per rafforzare lo Stato di diritto, e sulle relative implicazioni di bilancio. A votare contro solo i gruppi Id, con la delegazione della Lega, e di Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia. Tutti gli altri gruppi hanno votato a favore. Il Parlamento europeo, si legge nel testo, “esprime sgomento per la violazione persistente, sistematica e deliberata della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria, di cui il governo ungherese è responsabile”. L’Eurocamera, inoltre, “sottolinea che il rispetto dei valori sanciti dall’articolo 2 TUE si è notevolmente deteriorato in Ungheria dopo l’attivazione della procedura di cui all’articolo 7, ed esprime profondo rammarico per il fatto che la mancanza di un’azione decisa da parte della Commissione e del Consiglio abbia contribuito al crollo della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali nel paese, trasformandolo in un regime ibrido di autocrazia elettorale, secondo gli indicatori pertinenti”.
A conclusione del dibattito in plenaria del 10 aprile scorso, il Parlamento ha adottato la risoluzione con 399 voti favorevoli, 117 contrari e 28 astensioni. Esaminando gli ultimi casi di “persistente violazione sistemica e deliberata” dei valori dell’Ue nel paese, il Parlamento condanna l’adozione della legge sulla protezione della sovranità nazionale e l’istituzione dell’Ufficio per la protezione della sovranità (SPO). Lo SPO ha “ampi poteri e un rigido sistema di sorveglianza e sanzioni che viola sostanzialmente gli standard di democrazia e viola molteplici leggi dell’Ue”, afferma il Parlamento. Nella risoluzione i deputati chiedono alla Commissione di chiedere a sua volta alla Corte di giustizia dell’Ue misure provvisorie per sospendere immediatamente la legge, poiché incide sul principio di elezioni libere ed eque. Alla luce di tutto ciò, gli eurodeputati deplorano la decisione della Commissione di sbloccare fino a 10,2 miliardi di euro di fondi Ue congelati, cosa che ha spinto il Parlamento a ricorrere alla Corte di Giustizia dell’Ue. Le recenti rivelazioni trapelate dall’ex ministro della Giustizia ungherese dovrebbero indurre la Commissione a revocare l’erogazione dei fondi Ue, si legge nel testo. Inoltre, i deputati sottolineano che è incomprensibile sbloccare i fondi citando miglioramenti nell’indipendenza della magistratura, mentre i fondi coperti da diverse leggi dell’Ue rimangono bloccati a causa delle continue carenze nello stesso campo.
I deputati ribadiscono, inoltro. la necessità di determinare se l’Ungheria abbia commesso “violazioni gravi e persistenti dei valori dell’Ue” e manifestano il timore che il governo ungherese non sarà in grado di adempiere in modo credibile ai propri compiti di presidenza del Consiglio nella seconda metà del 2024. Per questo chiedono ancora una volta un meccanismo globale per proteggere i valori europei.