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“Le strade che ho percorso”, una storia d’amore Lgbt nei rioni di Gomorra. Quale sarà il prezzo da pagare? – L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA

I due ragazzi cercheranno di uscire indenni dal fuoco incrociato degli odii, dei rancori, degli inganni: ma la verità sulla loro relazione innescherà una sequela di eventi incontrollabili

In una calda estate napoletana dei primi anni Duemila si intrecciano le vicende di due famiglie del rione Barra: i Coppola e gli Esposito. Sullo sfondo della guerra tra i clan, in un quartiere tormentato e in cui dilaga la micro-criminalità, le figure di Raffaele e Salvatore sono raccontate dal giornalista Carlo Lanna nel romanzo Le strade che ho percorso (Aliberti Love), in uscita il 24 aprile. Una storia d’amore e guerra, ambientata a Napoli, bella e suggestiva quanto crudele, nei rioni di Gomorra, dove l’amore – a dispetto delle leggi non scritte che governano affari e amicizie – non conosce vincoli di famiglia e di genere. Un romanzo Lgbt, in cui i due protagonisti, appena diciottenni, vivono un conflitto che li vede al centro di traffici di droga e di armi, di pizzi e antichi retaggi culturali.

I due dovrebbero odiarsi, e invece sono guidati dal desiderio, dai sogni, dalla voglia di riscattarsi da una terra che li vuole soldati di una guerra fra clan. Legati da una forte attrazione nata tra i banchi di scuola, naturalmente da vivere di nascosto e all’ombra di tutti, Raffaele e Salvatore sognano in grande e sperano, un giorno, di poter lasciare Napoli per vivere pienamente quel legame d’amore che ha cambiato le loro vite.

Ma non è facile fuggire dai tentacoli della camorra. Salvatore è convinto che la fuga sia l’unica scelta da intraprendere; Raffaele vuole capire cosa ha spinto le due famiglie a odiarsi così tanto. Dimenticare Napoli pare sia l’unica soluzione possibile: ma non c’è da illudersi, ogni scelta ha una conseguenza. I due ragazzi cercheranno di uscire indenni dal fuoco incrociato degli odii, dei rancori, degli inganni: ma la verità sulla loro relazione innescherà una sequela di eventi incontrollabili, in grado di minare persino quell’amore così totalizzante. Quale sarà il prezzo da pagare?

Pubblichiamo in anteprima alcuni estratti del romanzo:

«Perché avete mandato Nicola e Gaetano a… be’, insomma, a fare quello che hanno fatto? Avreste preferito vedermi morto? Quella ragazza aveva una pistola», alzai il tono di voce.
«Noi siamo gli Esposito e nel quartiere non si scherza. Lo sai bene, Salvatò». Fu mio padre a pungermi con il suo sguardo, facendo intuire che in quella lotta per la supremazia tutto era permesso. Anche perdere un figlio, per esempio. In fondo ai suoi occhi lessi quel pensiero molto chiaramente e tremai di paura proprio come successe durante uno dei miei confronti con Nicola e Gaetano.
«S-sì, ma…»
«Tuo cugino mi farà sapere a breve del carico», e ridacchiò, guardando poi mia madre. «Conosce bene la sua ditta di trasporti e… la merce sarà presto sulle piazze. Non si tratta di droga. No, quella cosa a noi non piace e poi la droga fa male». Prese il bicchiere e bevve un sorso di vino. «Armi. Quelle sì che servono. Così al più presto ci prendiamo tutto quello che è nostro. Pure la vita dei Coppola».
«M-ma…» balbettai. «E-era questo il tuo piano dall’inizio?», chiesi, incredulo.
«Per questo abbiamo chiesto le mazzette alla gente del quartiere. I Coppola ci hanno rovinato e ora, finalmente, abbiamo i soldi necessari per fare il salto. Per questo ci servi tu, Salvatò. Sei scaltro e con tuo cugino farai una bella squadra».
Guardai mia madre e poi tornai su mio padre sperando di poter mettere in ordine i tasselli del puzzle, e trovare una ragione di fronte a questa follia ma tutto era inutile. Il segreto che custodivano era più grande di me, persino dell’amore che mi legava a Raffaele. Si facevano guerra da oltre dieci anni per un motivo preciso ma non riuscivo an cora a capire. Io ero una pedina, avevo studiato, mi ero diplomato solo per l’attesa di questo momento.

***
«Chiamalo», ruggì. «E poi uccidilo».
«A chi?», tremai.
«A quel ricchione di Salvatore Esposito», rispose con un tono secco e duro. «È giunto il momento di pareggiare i conti».
«Perché gli Esposito hanno ucciso Alfonzo, è così?», chiesi tirando fuori tutta l’energia che avevo. Mio padre alzò lo sguardo e restò basito nell’ascoltare la domanda che gli avevo posto. Di tutta quella questione non avevo mai avuto la conferma, ma da come il suo corpo aveva reagito…
«Chi te lo ha detto?», capitolò, sbattendo un pugno sopra la scrivania.
«Di spacciare droga non me ne frega un cazzo e, be’, ho cercato un modo per uscirne fuori». Fui sincero, forse anche troppo, tanto da meritarmi un altro ceffone da parte sua e, nonostante il dolore che sentii, non mi tirai indietro e per la prima volta reagii anche io. Voltai il viso e gli regalai un sorriso beffardo che fece infuriare mio padre ancora di più. Fece per tirarmi un altro schiaffo ma si fermò quasi subito, cadendo poi a peso morto sulla sponda destra del letto.
«Lo sapevo che non avrei dovuto portarti a scuola. Sei troppo intelligente», mugugnò. «Che vuoi sapere?»
«Tutto».