Bagarre a Dimartedì (La7) con protagonista unico Massimo Magliaro, presidente della Fondazione Almirante, ex braccio destro dello storico leader del Msi, vicedirettore del Tg1 dal 1994 al 1996, direttore di Rai International dal 2000 al 2006.
Tutto nasce dal monito dell’ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino, che rimprovera l’attore e scrittore Ascanio Celestini per averlo interrotto: “Guardi che questo è fascismo, perché limitare la libertà d’espressione altrui è uno degli elementi del fascismo. Quindi la prego di non essere fascista”.
Celestini sorride incredulo, poi, quando è il suo turno di parlare, viene interrotto da un Magliaro particolarmente agitato. Lo scrittore ironizza e si rivolge a Bocchino: “Dica anche al signore che è fascista, visto che mi ha interrotto. Glielo dica, così è contento”.
Bocchino resta impassibile come una Sfinge ma Magliaro grida fieramente: “Io sì, lo sono. E allora? Che vuole fa’, vuole chiamare i carabinieri?“.
“Ma allora lei si ritiene fascista?”, chiede il conduttore Giovanni Floris.
E Magliaro corregge il tiro: “Sono affari miei. Io non sono antifascista“.
“Sì, ma in due secondi è passato dal dire “sono fascista” a “sono affari miei” – replica Floris – Forse ho sentito male io, vedremo il Var”.
“Sto a fa’ il guitto di turno”, commenta infastidito Magliaro.
La deputata Elisabetta Piccolotti, che presumibilmente non ha sentito l’ammissione del presidente della Fondazione Almirante, lo incalza sul motivo per cui ha affermato “sono affari miei”.
“Io non ho incarichi politici – ribatte Magliaro, tra le risate in studio – Se io qui mi dichiaro fascista, non commetto nessun reato. È un’opinione che ho, è il mio privato. A lei per caso chiedo quante volte mangia? Io non sono sicuramente antifascista”.
Minuti dopo, prende nuovamente la parola Celestini che viene interrotto da Magliaro. E ancora una volta lo scrittore punzecchia il direttore editoriale del Secolo d’Italia, sempre imperturbabile: “Bocchino, dica al signore che è fascista”.