Sono saliti a circa 300 i manifestanti ebrei per la pace a Gaza arrestati nella seconda notte della Pasqua ebraica durante una cena (Seder) di protesta organizzata davanti alla casa di Brooklyn del capo della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer. Circa duemila manifestanti hanno bloccato le strade di Brooklyn all’altezza della Grand Army Plaza per pregare per il cessate in fuoco tra Israele e Hamas e chiedere a Schumer, che abita nei paraggi ma che si trovava a Washington per presiedere i lavori del Senato, di fermare gli aiuti militari a Israele. La protesta ha coinciso con il voto al Senato per approvare un massiccio pacchetto di aiuti che include miliardi in assistenza militare a Israele. È stata dispersa dalla polizia una volta conclusa la parte rituale del Seder. Hanno partecipato alla manifestazione, organizzata da gruppi come Jewish Voice for Peace e IfNotNow, circa duemila persone tra cui la scrittrice Naomi Klein e parecchi studenti della Columbia University sospesi dall’ateneo la scorsa settimana.
Notte interlocutoria nelle tante università americane in cui sono in corso mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina e contro i finanziamenti ad Israele. Dalla Columbia University ad Harvard e Yale, da Berkeley a Princeton, MIT di Bordton, Stanford e all’Università del Michigan, gli studenti si sono mobilitati contro la situazione a Gaza, con la polizia ripetutamente chiamata a sgomberare tende e ammanettare gli occupanti. Non succedeva dal ’68, dagli anni delle proteste contro la guerra in Vietnam. Si teme un’estate calda, con potenziali ripercussioni sulla convention Dem di Chicago: si svolgerà nella stessa metropoli dove, 56 anni fa, decine di migliaia di manifestanti contro la guerra si scontrarono con le forze dell’ordine mentre i democratici, senza un candidato forte dopo la rinuncia di Lyndon Johnson, finirono per perdere le elezioni di novembre. Ciò che teme il presidente Joe Biden, entrato nella polemica cercando di mantenere l’equidistanza tra le parti: “Condanno le proteste antisemite nelle università”, ha detto, ma anche “coloro che non capiscono cosa sta succedendo ai palestinesi”.
La presidente della Columbia University Minocuhe Shafik ha invitato ad “andare avanti con un piano per smantellare” l’accampamento dei manifestanti filo-palestinai. In una lettera indirizzata ai “membri della comunità della Columbia”, Shafik afferma di “sostenere pienamente l’importanza della libertà di parola, rispettare il diritto di manifestare e riconoscere che molti manifestanti si sono riuniti pacificamente”. “Tuttavia, l’accampamento solleva seri problemi di sicurezza, sconvolge la vita del campus e ha creato un ambiente teso e talvolta ostile per molti membri della nostra comunità. È essenziale andare avanti con un piano per smantellarlo”, ha aggiunto. Nel pomeriggio è atteso alla Columbia lo speaker della Camera Mike Johnson per parlare con gruppi di studenti ebrei. Molti degli studenti che occupano il campus sono peraltro ebrei.
Centinaia di professori non sono andati in classe in solidarietà con gli oltre cento arrestati di giovedì scorso quando la polizia, chiamata dalla presidente Shafik, ha sgomberato il campus con la forza. Da martedì 23 aprile, per ragioni di sicurezza, gli studenti che non vogliono recarsi fisicamente in aula possono seguire le lezioni in remoto fino alla fine del semestre: la decisione ha scandalizzato alcuni genitori, determinati a chiedere il rimborso di parte della retta. Martedì sono stati arrestati anche una cinquantina di studenti di Yale che chiedevano all’ateneo di disinvestire da aziende con legami con Israele sono finiti in manette: subiranno sanzioni disciplinari. A New York oltre 150 della NYU che protestavano nella Gould Plaza hanno fatto la stessa fine. Una ventina di tende sono piantate nel campus del MIT di Boston mentre nella vicina Harvard, dove in gennaio la presidente Claudine Gay è stata costretta alle dimissioni, il successore ad interim Alan Garber non ha escluso di chiamare la polizia.
Attaccata dal miliardario ebreo filo-israeliano Robert Kraft (come Gay lo fu dal finanziere ebreo Bill Ackman) che ha minacciato di ritirare le donazioni all’ateneo di cui è stato ex alunno perché “non protegge adeguatamente gli studenti ebrei”, la Shafik rischia ora la censura del senato accademico. Nella mozione che dovrebbe essere presentata mercoledì non si parla apertamente di dimissioni, come hanno chiesto invece dopo l’audizione a Capitol Hill i repubblicani Elise Stefanik e Tim Scott ma anche il democratico John Fetterman.