Il giorno dopo il “rinvio a settembre” del progetto del Ponte sullo Stretto da parte del Ministero per l’Ambiente (ma il Ministro per le Infrastrutture ha risposto che lui in vacanza sullo stretto con paletta e secchiello ci va comunque), un’altra tegola piomba su un progetto che più leghista non si può: la Autostrada Pedemontana Lombarda.
Questa volta sono i cittadini della Brianza che si muovono contro le infrastrutture non sostenibili. E’ un attacco che non ha precedenti: perché ad essere diffidato dai singoli cittadini è nientemeno che il Cipess (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, che riunisce tutti i ministeri).
Cosa chiedono? Di non approvare una variante alla Autostrada Pedemontana Lombarda chiamata “D Breve”: una variante più breve rispetto al progetto originale ma che raddoppia una autostrada esistente – la tangenziale est – e strozza due comuni (Vimercate e Agrate) tra due autostrade distanti tra loro poche centinaia di metri.
Ma è la motivazione della richiesta ad essere esplosiva, perché rischia di compromettere l’intera concessione e bloccare un appalto WeBuild da oltre un miliardo per opere che tra poche settimane potrebbero portare le ruspe nell’area del disastro di Seveso.
Il fatto contestato dai cittadini è che nel 2001 il Governo italiano dichiarò all’Europa che la concessione di Pedemontana (rilasciata gratis e senza gara!) era valida purché non ne venissero cambiati i terminali, che sono due: Varese/Valico del Gaggiolo e Dalmine sulla A4 in Provincia di Bergamo. E invece la variante a Dalmine proprio non ci arriva, e nemmeno alla Provincia di Bergamo. Non è quindi compatibile con la concessione.
“Non si sa dove far finire Pedemontana? Che finisca sulla Tangenziale Est, senza strozzare Vimercate e Agrate tra due autostrade. Fermarsi sulla est non ci sta nella concessione? Amen! La Regione Lombardia si riprenda la concessione dalla sua concessionaria che controlla con la sua CAL (Regione-Anas), così almeno può abbassare i pedaggi dei primi 20 km realizzati e dare un senso per i cittadini al prezzo che il territorio ha pagato, paga e pagherà, ma che almeno non si facciano altri danni!”.
Il rischio è che se il Cipess approvasse il progetto potrebbe scattare l’ennesima infrazione Ue (come per le spiagge e i taxi) e soprattutto potrebbe bloccarsi il finanziamento Bei da oltre 500 milioni che paga i lavori in avvio per le tratte B2 e C: un grave imbarazzo sul fronte politico ed un disastro sul fronte infrastrutturale. Perché l’opera, immaginata negli anni ’60 e cominciata solo nel 2009, è ferma al 30% della costruzione dopo avere consumato oltre un miliardo di finanziamenti pubblici quando erano stati promessi quelli privati.
Il rischio, peraltro, è già pendente, perché pochi giorni fa il Cipess ha approvato il nuovo piano finanziario di Pedemontana che prevede la D Breve, prima ancora di approvarne il progetto, ma con questo atto ha già esposto l’intera concessione alla censura delle autorità europee e della Bei.
E’ un rischio che la Regione Lombardia (concedente, garante, concessionaria e proprietaria di Pedemontana in quello che è ben più di un conflitto di interessi) e lo Stato Italiano possono permettersi di correre? Qui il testo della diffida scaricabile per chi volesse aderire all’iniziativa.