A cinque mesi dall’avvio dei lavori, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha concluso l’esame del ddl che introduce il cosiddetto premierato, approvando il mandato al relatore – il presidente Alberto Balboni, di Fratelli d’Italia – a riferire in Aula. Hanno votato a favore tutti i partiti di maggioranza, contrari Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, astenuta Italia viva. Ora sarà la conferenza dei capigruppo a stabilire i tempi dell’esame in assemblea. Trattandosi di un progetto di riforma costituzionale, per trasfomare in legge il ddl saranno necessarie quattro approvazioni parlamentari nello stesso testo, due alla Camera e due al Senato.

Il provvedimento, firmato dalla ministra delle Riforme Elisabetta Casellati, è stato varato dal Consiglio dei ministri a novembre. Prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e quindi l’obbligo, per il presidente della Repubblica, di conferire l’incarico di formare il governo al candidato premier vincitore delle elezioni: per garantirgli la maggioranza, la legge elettorale dovrà assegnare alle liste che lo sostengono un premio in termini di seggi. Nella versione originale del testo era fissato al 55%, soglia poi eliminata da un emendamento del governo. Un altro emendamento approvato durante l’esame in Commissione ha introdotto il limite dei due mandati per il premier.

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