Il primo via libera all’abolizione del numero programmato nelle facoltà di Medicina fa salire sulle barricate ordine dei medici e sindacati. Convinti che sia una soluzione miope ai problemi del Servizio sanitario nazionale, compresa la carenza di personale. Mercoledì il comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha approvato, all’unanimità, il testo base “per dire basta al numero chiuso a Medicina“, ha annunciato il presidente della Commissione, Roberto Marti (Lega), soddisfatto per l’adozione del testo che ha visto “massima convergenza di tutte le forze politiche”. Oltre che alla facoltà di Medicina ci si potrà liberamente iscrivere anche ai percorsi di studio in Odontoiatria e Veterinaria, senza limitazioni.

Le nuove norme dovrebbero scattare nel 2025. La riforma prevede che ci si possa iscrivere liberamente al primo semestre. Per accedere al secondo semestre si dovranno conseguire tutti i crediti formativi universitari stabiliti per gli esami di profitto del primo semestre, subordinati alla collocazione in posizione utile in una graduatoria di merito nazionale. Nel caso di mancata ammissione, verrà garantito il riconoscimento dei crediti per il proseguimento in un diverso corso di studi da indicare come seconda scelta, rendendo obbligatoria e gratuita la doppia iscrizione limitatamente al primo semestre. Il provvedimento assegna al governo una delega di un anno per scrivere nel dettaglio la riforma. Nell’esercizio della delega il Governo dovrà garantire programmi uniformi e coordinati e l’armonizzazione dei piani di studio dei corsi, per un numero complessivo di crediti stabilito a livello nazionale. Dovrà inoltre individuare “modalità per consentire l’allineamento del contingente di posti dei corsi di laurea con i posti disponibili per l’accesso ai corsi di formazione post lauream” e introdurre “un sistema di monitoraggio dei fabbisogni del personale del servizio sanitario nazionale, in collaborazione con il ministero della Salute”.

La ministra dell’università Anna Maria Bernini esulta: “Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo ed il ministero dell’Università vogliono riformare l’accesso a Medicina, combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dobbiamo garantire una preparazione di qualità, attenta soprattutto alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico”.

Ma per Pierino Di Silverio, segretario nazionale del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, la mossa “dimostra ancora una volta che la cecità politica si sta ormai cronicizzando” ed è “il colpo di grazia alla formazione medica“, sintomo di “assoluta mancanza di visione futura o peggio di una visione futura che porterà a una nuova pletora medica che favorirà manodopera privata a basso costo. Tutto questo in netto contrasto con le dichiarazioni del presidente del Consiglio dei ministri e del ministro della Salute sulla difesa del Ssn”. “In Italia”, ricorda Di Silverio, “esiste il numero programmato e invece di investire in programmazione si aprono le porte a 70.000 giovanissimi studenti, confondendo il diritto allo studio con il diritto all’iscrizione alla Facoltà. Ma non resteremo in silenzio. Chiameremo a raccolta tutti gli studenti e gli specializzandi, tutta la categoria, promuovendo raccolte firme e manifestazioni in tutta Italia affinché tutti abbiano la consapevolezza che questo è il colpo di grazia alla formazione medica, alla professione e soprattutto al sistema di cure pubblico”.

“Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso – aggiunge Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) -. Eliminare il numero significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati“. Secondo Anelli, però, bisognerebbe comunque eliminare il test per come è strutturato attualmente. “Proponiamo – spiega – di anticipare il primo semestre di Medicina nei mesi precedenti l’anno accademico coinvolgendo le scuole superiori e le università. In questo modo i ragazzi si potrebbero preparare durante la scuola agli esami di chimica, fisica e biologia con un percorso formativo ad hoc. E poi in base ai risultati si può costruire la graduatoria per l’accesso”.

Il tetto è stato molto discusso in questi anni segnati da crescente carenza di personale medico. Lo scorso gennaio alcuni studenti di Medicina (e aspiranti studenti) avevano manifestato in piazza degli Apostoli, a Roma, contro il numero chiuso. Tra loro c’erano ragazzi che avevano fatto ricorso per essere ammessi in Università e altri che in attesa di sviluppi, avevano intrapreso percorsi all’estero arrivando a spendere 20mila euro all’anno.

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