Quattro colpi bassi in un mese, sintomo di una situazione che si sta deteriorando velocemente. L’ultimo, un vero e proprio “schiaffone”, è la decisione di fermare la produzione fino a giugno. Mentre continua a parlare di Torino come “cuore pulsante” del gruppo e il presidente John Elkann definisce il 2024 un “anno fantastico”, Stellantis chiude Mirafiori. Lo storico stabilimento della fu Fiat si fermerà per tutto il mese di maggio: i lavoratori impegnati sulle linee di produzione della 500Bev e di Maserati torneranno in fabbrica solo il 3 giugno. Salvo ulteriori annunci peggiorativi nelle prossime settimane, nei successivi due mesi lavoreranno in solidarietà, quindi si fermeranno per la pausa estiva dal 6 agosto. E il rientro dalle ferie per i 2.250 operai è un’incognita, mentre i 956 impegnati sulle linee Maserati proseguiranno in solidarietà almeno fino a dicembre.

I numeri disastrosi e l’escalation – “Sembra di vivere un incubo e abbiamo ormai la sensazione che sia in atto un’escalation – dice il segretario generale della Fiom Torino, Edi Lazzi, a Ilfattoquotidiano.it – Ci aspettiamo che anche altri settori di Mirafiori finiscano a convivere con il contratto di solidarietà e inevitabilmente ci saranno ripercussioni anche sull’indotto. Vediamo quali saranno le dimensioni”. La crisi di Mirafiori si è fatta più nera nelle ultime settimane, a causa dei numeri della 500 elettrica sul mercato. Nel primo bimestre del 2024 ne sono state sfornate appena 12mila, circa il 50% in meno dello stesso periodo dello scorso anno. L’assenza di ordini – secondo fonti aziendali – è causata dalla mancanza degli incentivi in vari mercati europei e in particolare in Italia, dove sono stati annunciati da mesi dal ministro Adolfo Urso, ma non sono ancora entrati in vigore.

La richiesta di nuovi modelli – L’ennesimo scaricabarile in atto da tempo tra azienda e governo, con i lavoratori nel mezzo. L’unica certezza è che la vettura sia ormai rimasta l’unica assemblata a Torino, oltre alle Maserati. E l’azienda non ha alcuna intenzione di cambiare assetto. Alla vigilia dello sciopero unitario dello scorso 12 aprile, con oltre diecimila lavoratrici e lavoratori in piazza, l’ad Carlos Tavares ha comunicato che ci sarà un restyling della batteria montata sulla 500 per migliorare le prestazioni e provare a rilanciare il modello sul mercato. Troppo poco secondo i metalmeccanici che continuano a chiedere a gran voce di assegnare altre autovetture alle linee: “I nuovi modelli servono per garantire un futuro all’impianto e una stabilità occupazionale – continua Lazzi – Perché se un modello va male, ci sarà comunque da lavorare sull’altro”.

“Il reparto si chiuderà da solo” – La fermata di un mese viene definita “l’ennesimo schiaffone” dal leader torinese della Fiom. “Uno pensa di aver raschiato il fondo del barile e invece non c’è mai fine al peggio. È la dimostrazione che un unico modello per Mirafiori non basta e che i reparti di corollario, come il riciclo dei componenti del motore, i cambi ibridi e il testaggio delle batterie non sono determinanti”. Le dimensioni del declino sono chiarite dai numeri del reparto Carrozzerie che oggi conta 2.250 occupati, la metà dei 5.400 di appena quindici anni fa. “Molti – fa notare Lazzi – sono vicini alla pensione e senza assunzioni quel reparto si chiuderà da solo. Per la prima volta, siamo sull’orlo del baratro”.

Tutte le mosse dell’ultimo mese – Il dubbio dei sindacati è legato a quale sarà la strategia al termine della produzione della nuova versione della 500Bev. Riavvolgendo il nastro delle ultime settimane, i segnali sono tutt’altro che incoraggianti: il 26 marzo l’azienda ha firmato un accordo con i sindacati, a esclusione della Fiom, per incentivare 1.560 uscite dall’impianto torinese, di cui 300 saranno proprio dalle carrozzerie; il 16 aprile, mentre Elkann presentava i risultati agli azionisti parlando di un 2023 “importante” e un anno in corso “fantastico”, veniva annunciato il prolungamento della cassa integrazione per tutti i lavoratori di Mirafiori dal 22 aprile al 6 maggio; quindi appena due giorni fa l’azienda ha ottenuto il contratto di solidarietà per 1.174 dipendenti dal 23 aprile al 4 agosto, giorno della chiusura estiva. Ora l’ultima mazzata.

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