La sperimentazione di ingresso a pagamento a Venezia, con il dichiarato scopo di controllare i flussi turistici e salvaguardare il centro storico sommerso da ondate di visitatori, è iniziata ufficialmente il 25 aprile, e già dal primo giorno ha fatto saltare le previsioni del Comune: a bilancio erano stati previsti 700mila euro d’incassi per tutti i 29 giorni del 2024 in cui si pagherà il contributo d’accesso, ma se la tendenza di ieri sarà confermata, a fine anno si ritroverà in cassa oltre 2 milioni di euro, il triplo. In effetti l’obiettivo, neppure troppo nascosto, era quello di far cassa, e compensare con una tassa iniziale di 5 euro al giorno le spese che la città sostiene per i servizi, a cominciare dai rifiuti. Ma gli introiti potrebbero largamente superare le aspettative.
Il regolamento messo a punto dalla giunta comunale – che aveva teorizzato la misura nel 2018, emendata più volte negli anni successivi – prevede che paghino il ticket i visitatori giornalieri (che non dormono a Venezia) non veneti e privi di amici in città, ma che tutti gli altri visitatori (studenti, lavoratori, parenti) debbano registrarsi in un portale per ottenere l’esenzione. Ieri, secondo i dati diffusi dal Comune, su 133mila persone registrate per accedere, hanno pagato in 15.700. Tra i non paganti, 40mila erano ospiti di strutture ricettive e quindi esentati dal pagamento. Ieri c’erano in città duemila tra amici e parenti di residenti. Per tutti i 29 giorni si sono registrati 13mila studenti non residenti e 20.400 lavoratori non residenti a Venezia.
Per oggi 26 aprile sono 106.800 le persone registrate per il ticket d’ingresso nella piattaforma on line. Di queste, 22.000 sono i turisti giornalieri che hanno pagato i voucher per l’accesso al centro storico, 52mila i vacanzieri esenti perché soggiorneranno in strutture ricettive e 32.800 le esenzioni stabili richieste da lavoratori e studenti. Alle 12.30 le verifiche sul possesso del Qr-Code di pagamento o di esenzione sono state 11.500.