Oltre alle decine di migliaia di morti, oltre 34mila e 300 secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità palestinesi, l’operazione militare dell’esercito israeliano ha distrutto progetti e attività lavorative, come negozi e piccole aziende. C’è chi come Fedaa in pochi giorni si è ritrovato senza niente, solo con un mucchio di macerie. La sua storia è stata raccolta da Oxfam: “Dopo la laurea in Studi farmaceutici, nel 2017 ho avviato la mia attività per produrre oli essenziali per prodotti per la cura dei capelli e della pelle”. E per farlo ha ideato un particolare dispositivo. “Ho poi comprato un appezzamento con l’idea di costruire una fabbrica e far lavorare i miei dipendenti”. Il 10 ottobre però la struttura è stata bombardata. “È stata distrutta in un secondo. Ora vivo con la mia famiglia in una tenda di cartone e nylon a Rafah”.
Intanto Oxfam ha lanciato l’allarme: “Nel mondo sono raddoppiate le persone sull’orlo della carestia e la maggior parte sono a Gaza”. La drammatica fotografia la fa il Global Report on Food Crises 2024 pubblicato dal Food Security Information Network, di cui Oxfam fa parte. Nel mondo 281,6 milioni di persone in 59 paesi sono colpiti da malnutrizione acuta, 24 milioni in più dell’anno scorso. “Centinaia di milioni di persone in questo momento rischiano di morire letteralmente di fame, mentre le guerre, che ne rappresentano la causa principale, sono alimentate dalle multinazionali del comparto militare e aereospaziale che continuano a realizzare profitti sempre maggiori”. Da sole “nel 2022 le prime 100 aziende produttrici di armi hanno realizzato quasi 600 miliardi di dollari di ricavi. Una cifra sufficiente a coprire per quasi 13 volte quanto richiesto dalle Nazioni Unite per far fronte a tutte le crisi umanitarie al mondo. Nel frattempo, il numero di persone sull’orlo della carestia a livello globale è quasi raddoppiato dall’anno scorso e la maggior parte si trova a Gaza, dove tanti bambini stanno già morendo di malnutrizione e malattie a causa dell’uso da parte del governo israeliano della fame come arma di guerra”. È necessario, è l’appello dell’ong, “un drastico cambio di rotta. Le grandi potenze mondiali, a partire dal prossimo summit G7 a presidenza italiana, devono dare la priorità alla difesa dei diritti fondamentali di interi popoli e a una prospettiva di pace e rispetto del diritto internazionale, piuttosto che garantire l’impunità di chi lo viola. Allo stesso tempo è cruciale correggere le regole alla base di un sistema alimentare globale sempre più distorto, a difesa delle fasce più povere e vulnerabili della popolazione mondiale e dei piccoli produttori agricoli”
Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.
LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/