Musica

“Abuso della voce e della personalità”. Drake rimuove il dissing di Tupac Shakur (creato con l’Intelligenza Artificiale) contro Kendrick Lamar

L’avvocato degli eredi di Tupac ha chiesto di eliminare “Taylor Made Freestyle” perché è un “palese abuso” dell’influenza del rapper scomparso

di Andrea Bressan
“Abuso della voce e della personalità”. Drake rimuove il dissing di Tupac Shakur (creato con l’Intelligenza Artificiale) contro Kendrick Lamar

È Drake contro tutti. Sono settimane incandescenti quelle che stanno vivendo i fan del movimento rap americano e non solo. Nel tanto vasto quanto, a tratti clamoroso dissing, ci sono (quasi) tutti i big. Da Kendrick Lamar a J. Cole, passando poi per Ye (ex Kanye West) fino ad arrivare a Tupac Shakur. Presente e passato che si incrociano a suon di barre. Generazioni e culture differenti che, fin dagli albori, si sono – musicalmente parlando – date battaglia a suon di rime ed incastri. Ma facciamo ordine. Cosa sta succedendo nel mondo dell’Hip Hop Usa?

Tanto per cominciare abbiamo loro: Kendrick Lamar e Drake. Da un mesetto a questa parte i due ‘se le cantano’ l’uno contro l’altro. Prese di posizione (diametralmente opposte) e frecciatine che, a detta di Salmo, sarebbero ‘troppo lente’. “Comunque i rapper americani ci mettono troppo a rispondere ai dissing, io e Luchè abbiamo fatto 6 canzoni in 3 giorni”, ha postato su Instagram il rapper di origini sarde. Il beef (termine di slang afroamericano derivante dalla parola disrespecting, ‘mancare di rispetto’) è iniziato con Lamar che in “Like That” – singolo in collaborazione con Future –diceva che i colleghi Drake e J. Cole non fossero alla sua altezza quando, i tre (Drake, Cole e lo stesso Kendrick) avevano da poco registrato una canzone in cui si definivano i ‘GOAT’ della scena contemporanea.

PRIMA AMICI E POI PARTONO I DISSING – La mossa di Lamar è stata dunque inaspettata. Nel corso degli anni e delle collaborazioni non sono nuove storie di rapper (o, per generalizzare, cantanti) che, dopo sessioni di registrazioni assieme, si sono voltati le spalle tra di loro. In Italia potremmo fare mille esempi: le incomprensioni, poi rientrate, tra J-Ax e Fedez, i dissing tra Fabri Fibra e Vacca e, per citarne un altro, la diatriba musicale tra Canesecco, Gemitaiz e Madman. Il primo a rispondere a “Like That” è stato J. Cole con “7 Minute Drill”. L’escalation ha poi voluto che Kendrick si scusasse durante un suo live in North Carolina per aver ‘aperto il dibattito’. Strano, molto strano. Nel mondo rap quando si prende di mira un collega è decisamente inusuale scusarsi e, in certi versi, rimangiarsi le parole dette. Scelta strategica di Lamar per non arrivare ad un (inevitabile) batti e risposta? Probabile. Il risultato, tuttavia, non ha frenato Drake nel dire la propria. Ed è sceso in campo con il contro-dissing “Push Ups”.

IL “CASO” DI TUPAC E DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE – Tutto sembrava lecito ed accettato dai fan e dagli addetti ai lavori fin quando Drake, nel ping pong tra lui e Lamar, ha pubblicato “Taylor Made Freestyle”. Non un semplice dissing. Il cantante d’origine canadese, infatti, ha tirato in mezzo una leggenda dell’Hip Hop mondiale: Tupac. Shakur è morto nel 1996 ma la sua musica, gli ideali e il flow adottato riecheggiano tutt’ora, a distanza di 30 anni. Nel brano incriminato, Drake, avvalendosi dell’ausilio dell’Intelligenza Artificiale, ha ‘clonato’ la voce di Tupac (e di Snoop Dogg), facendogli ‘cantare’ una strofa. Il tutto però senza chiedere il permesso agli eredi del cantautore statunitense. Il risultato? Un errore, o leggerezza, da parte di Drake che gli è costata l’immediata rimozione del pezzo dalle piattaforme in cui è stato pubblicato (Instagram e X).

“VIA QUELLA VOCE, È UN ABUSO” – Mercoledì 24 aprile, Howard King, l’avvocato che rappresenta gli eredi di Tupac Shakur, come anche riportato da Il Post, ha inviato a Drake una lettera di cease-and-desist (un documento che viene inoltrato a un individuo o a un’impresa per invitare a cessare una determinata attività ritenuta illegale), chiedendogli di eliminare “Taylor Made Freestyle” perché è un “palese abuso” dell’influenza di Tupac. King si è detto “profondamente costernato” dall’uso non richiesto “della voce e della personalità di Tupac”. Per evitare problemi con la legge (e d’immagine), Drake ha optato per la rimozione del pezzo.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: CROCE O DELIZIA? – Seppur nell’ambiente underground anche i dissing fanno parte fondante della caratura di un artista, è sempre bene ‘uscirne vincitori’: se Drake (come chiunque altro rapper) avesse accettato di portare in tribunale i legali degli eredi di Tupac si sarebbe fatto un clamoroso autogol. Torto o ragione davanti al giudice poco avrebbe importato ad ampia fetta dell’opinione pubblica. Beef o meno, al centro del dibattito è finito anche l’uso di Drake nei confronti dell’A.I. Uno strumento che, seppur molto utile in determinati ambiti, artisticamente parlando non è ben visto da tutti. Il timore è che, in un futuro prossimo, i cantanti arrivino a comporre unicamente testi omologanti e che, nei ritornelli, produttori ed artisti ricerchino (tramite l’A.I.) una sonorità che funga da ‘doping naturale’ per il nostro cervello.

LA PETIZIONE CONTRO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE – A inizio aprile, 250 artisti americani, tra cui Billie Eilish, Katy Perry, Nicki Minaj e moltissimi altri hanno firmato una petizione che mira ad andare contro l’A.I perché, a detta loro, costituirebbe un “assalto alla creatività umana” che “deve essere fermato”, si legge nel documento. Ad oggi, in ambito musicale, mancano ancora delle regolamentazioni che vietino o, perlomeno, limitino l’uso dell’Intelligenza Artificiale.

L’Artist Rights Alliance, ente che si occupa di tutelare i diritti e i compensi degli artisti sulle piattaforme digitali, chiede che gli sviluppatori, le aziende tecnologiche e i servizi di musica digitale si impegnino a non incrementare tecnologie o strumenti per la creazione di musica tramite intelligenze artificiali “che minino o sostituiscano l’arte umana di cantanti e artisti o ci neghino un equo compenso per il nostro lavoro”. E ancora: “Crediamo che, se usata in modo responsabile, l’intelligenza artificiale abbia un enorme potenziale per far progredire la creatività umana. […] Ma alcune delle più grandi e potenti aziende stanno usando, senza autorizzazione, il nostro lavoro per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale” per sostituire la mente umana a discapito di “suoni” e “immagini” creati artificialmente, avevano scritto nella lettera.

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