Televisione

Sabina Guzzanti difende la Legge 194: “Se ho potuto fare la vita che ho scelto è perché a 18 anni ho potuto abortire”

Una confessione inaspettata, a cuore aperto, delicata e al tempo stesso molto potente

di Francesco Canino
Sabina Guzzanti difende la Legge 194: “Se ho potuto fare la vita che ho scelto è perché a 18 anni ho potuto abortire”

Voglio testimoniare a nome di tutte le donne che verranno umiliate, se io ho potuto fare la vita che ho scelto è perché a 18 anni ho potuto abortire”. È una confessione inaspettata, a cuore aperto, delicata e al tempo stesso molto potente quella di Sabina Guzzanti, protagonista ieri sera del consueto monologo a Propaganda Live, il programma cult di Diego Bianchi, in onda il venerdì sera. L’attrice ha raccontato alla sua maniera i fatti della settimana, dal caso Scurati all’uscita della docu-serie sul giovane Berlusconi, e ha lasciato il segno soprattutto quando ha affrontato il tema dell’aborto, graffiando contro quello che ha definito “l’attacco alla 194” e rivelando di aver abortito quando aveva diciotto anni.

LA CONFESSIONE SULL’ABORTO A 18 ANNI – Mescolando come sempre in maniera sublime satira feroce e una lettura intrisa di sarcasmo della società, Sabina Guzzanti ha commentato alla sua maniera la votazione con cui la maggioranza in Senato ha di fatto dato il via libera all’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori, definendolo senza mezzi termini un “attacco ai nostri diritti”. “Magari sarà pure vero che noi di sinistra siamo dei privilegiati della Ztl, buoni solo a fare pilates e a buttare i soldi nel biologico, però non siamo tanto rimbambiti da non accorgerci che stanno attaccando la legge sull’aborto. Questa è la cosa scandalosa!”, ha esordito l’attrice. Che poi ha citato il caso Bruno Vespa e la puntata di Porta a Porta sull’aborto, con soli uomini nel parterre di commentatori. “Io non ce l’ho con Bruno Vespa, assolutamente. Ce l’ho con Meloni che aveva giurato che non avrebbe attaccato la 194 e adesso mette quelli di Pro Vita dentro i consultori”, ha spiegato la Guzzanti. Poi ecco la confessione inaspettata e potentissima: “Allora io voglio testimoniare, per tutte le donne che verranno umiliate, che se io ho potuto fare la vita che ho scelto, è anche perché a diciotto anni ho potuto abortire. E se al consultorio mi fossi trovata davanti a uno di Pro Vita che mi spiegava che la fecondazione è un disegno di Dio, che mi ha prescelta per dare alla patria dei bambini bianchi, mi sarebbe girata moltissimo la vulva. Altro che Orban… Qui siamo nel distopico, siamo dentro Il racconto delle ancelle”.

LA LETTERA APERTA CONTRO “L’OFFENSIVA CLERICALE CONTRO LE DONNE” – Ma la posizione di Sabina Guzzanti sulla difesa della 194 è nota da tempo. Tanto che basta andare indietro al 2008 e trovarla tra le dodici intellettuali, attrici e giornaliste italiane – tra cui Natalia Aspesi e Isabella Ferrari, Margherita Hack e Fiorella Mannoia, e ancora Dacia Maraini, Alda Merini, Valeria Parrella e Lidia Ravera – prime firmatarie di una lettera aperta a Veltroni, Bertinotti e ai dirigenti del centro sinistra dell’epoca, in cui chiedevano di stoppare “l’offensiva clericale contro le donne, spesso vera e propria crociata bigotta”. L’obiettivo della protesta era quello di fermare l’obiezione di coscienza e di evitare ulteriori messe in discussione della legge 194. La Guzzanti e le altre firmatarie, che diedero vita ad un nutrito movimento di protesta, chiedevano al centro-sinistra una “presa di posizione chiara e inequivocabile, che condanni senza mezzi termini tutti i tentativi – da qualunque pulpito provengano – di mettere a rischio l’autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze”. Sono passati sedici anni, ma l’appello appare più attuale che mai.

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