Davanti alla villa di Giorgia Meloni a Roma, la notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2023 due persone si sono avvicinate all’auto di Andrea Giambruno, il giornalista Mediaset già ex compagno della premier. Sul rapporto dell’agente del commissariato di polizia dell’Eur, appostato per la vigilanza all’abitazione, stanno indagando sia i servizi che la procura di Roma, con un fascicolo gestito direttamente dal procuratore capo Francesco Lo Voi. E’ quanto racconta il Domani secondo cui la vicenda avrebbe influito anche sulla nomina nel nuovo direttore dell’Aisi, l’agenzia d’intelligence interna.
E’ già passato un mese da quando la premier ha troncato la sua relazione col padre di sua figlia, dopo la campagna di Striscia la Notizia che ha pubblicato gli imbarazzanti fuorionda di Giambruno, tanto che Mediaset decide di sospenderlo dalla conduzione del suo programma. La notte del 30 novembre l’auto di Giambruno è parcheggiata vicino la villa in zona Torrino acquistata da Meloni nel giugno scorso. Alle tre di notte, appostato nella sua volante, l’agente di polizia vede due persone scendere da un’auto, avvicinarsi a quella di Giambruno e accendere una luce. L’agente scende dalla volante, si avvicina e chiede conto. “I due – presi alla sprovvista – sono però lesti nella reazione: mostrano all’agente un distintivo, si identificano come “colleghi” senza rilasciare generalità né mostrare documenti di riconoscimento, rientrano rapidamente in auto e scompaiono nella notte”, scrivono i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia che ricostruiscono la vicenda.
Il rapporto finisce alla Digos e vengono interessate tutte le autorità, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano, dall’allora capo dell’Aisi Mario Parente alla stessa premier. Il timore è che i due uomini cercassero qualcosa nell’auto o che volessero piazzare cimici per spiare Giambruno. La procura apre l’inchiesta e intanto si muove l’Aisi, con l’investigazione gestita dal gruppo guidato da Giuseppe Del Deo, braccio destro di Parente. I sospetti risultano essere due agenti segreti in forza proprio all’Aisi, parte della scorta di Meloni. “Avuta la notizia, l’ipotesi di un complotto di pezzi dei servizi sgomenta la premier”, scrive il Domani. Già a metà dicembre i vertici decidono di spostare i due all’Aise, i servizi segreti esteri.
Poi le cose cambiano e, in base alle celle telefoniche che scagionerebbero i due agenti, si apre un’altra pista che sposta i sospetti su ricettatori già noti alle forze dell’ordine, lì per rubare. Ma l’inquietudine della premier per il fatto, sostiene l’articolo, non viene meno. E per questo la vicenda sarebbe diventata “cruciale nella scelta difficile del nuovo capo dell’Aisi”. Tanto che al favorito Del Deo, vicino a Guido Crosetto e stimato da Parente, verrà preferito Bruno Valensise, numero due del Dis, il dipartimento che coordina le due agenzie dei servizi, e che Mantovano avrebbe già voluto al posto di Elisabetta Belloni, attuale capo del dipartimento. Appoggiato dalla premier ma meno gradito a Mantovano come a Matteo Salvini, su Del Deo avrebbe pesato anche il “Giambruno-gate”. Così Palazzo Chigi si sarebbe deciso a nominare Valensise, che è già al lavoro per far luce su fatti dell’ormai famosa notte.
Mantovano in serata ha fatto sapere che “Dell’episodio accaduto sotto l’abitazione” della premier “nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre, mentre Meloni era impegnata in una missione all’estero, ho riferito – quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica – nella mia ultima audizione al Copasir”. “Gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”. Mantovano, nella nota, fa riferimento alla sua “ultima audizione al Copasir il 4 aprile scorso” e ribadisce “quanto già chiarito nella sede parlamentare propria”.