Un marziano a Porto sabato avrebbe pensato che in uno stadio di calcio si stava decidendo il destino di una nazione: file lunghissime all’esterno del Dragao, la diretta tv sull’edizione portoghese della Cnn, la polizia chiamata a vigilare sullo spoglio, fino al verdetto che, in tarda serata, ha destituito dopo 42 anni l’ormai ex presidente Pinto da Costa, affidando la guida del club a André Villas-Boas, ex allenatore ed ex collaboratore di José Mourinho, una stagione da coach dei Dragoni nel 2010-2011. Il 70% delle preferenze ha consegnato a AVB, come viene chiamato da sempre, 46 anni, il futuro di una delle squadre più titolate d’’Europa, vincitrice della Coppa dei Campioni nel 1987 e della Champions nel 2004.

“Il Porto è finalmente libero, spero di soddisfare le attese dei tifosi. Questa sarà sempre casa di Pinto da Costa”. Lo sconfitto, Pinto da Costa, va a casa dopo 42 anni e qualcosa come oltre 1.300 trofei conquistati – i Dragoes sono una polisportiva –, di cui 68 solo nel calcio. Eletto nel 1982, Pinto da Costa, 86 anni, ha governato per 15 mandati. Voleva tagliare il traguardo dei 90 ancora al comando del Porto, ma la concorrenza di Villas-Boas e soprattutto la voglia di cambiamento gli hanno negato questo sogno. Pinto da Costa ha lasciato lo stadio prima della mezzanotte, acclamato dai suoi “pretoriani”, gli ultras, che hanno intonato cori contro AVB. Era stato lo stesso Villas-Boas a invocare la presenza della polizia durante il conteggio dei voti.

Il clima resta pesante. Per rendere l’idea: per ragioni di sicurezza, il nuovo presidente ha evitato la festa allo stadio. Ha salutato i fan dal suo quartiere generale, con la faccia stanca. Si annunciano giorni non facili per Villas-Boas, già costretto a fare i conti con la violenza delle frange criminose del Porto che hanno malmenato, lo scorso autunno, il portiere del suo condominio di lusso. Neppure l’inchiesta che aveva portato tre mesi fa al fermo di dodici persone, tra le quali il capo dei tifosi Fernando Madureira, sua moglie Sandra, lo speaker del club (Fernando Saul) e il responsabile delle relazioni esterne (Tiago Aguiar), ha calmato le acque.

Il marziano a Porto avrebbe assistito sabato all’esterno del Dragao a una giornata surreale. Lunghe file, tra le 9 e le 20. Facce serie. Voto record: in totale 26.741 persone. Polizia. Blindati. In serata, la diretta televisiva e toni gravi: a qualcuno è scappata l’espressione “per quest’elezione è stata sfiorata la guerra civile”. Il marziano, a quel punto, avrebbe voluto sapere che cosa stesse succedendo e non è difficile immaginare il commento nell’apprendere che, invece del futuro di una nazione, si stava votando il destino di un club. “Tutto qui?”. Già, tutto qui. Tre uomini in corsa: oltre a Pinto da Costa e AVB, c’era in ballo anche il terzo incomodo, l’avvocato Nuno Lobo, il candidato invisibile che, a giochi fatti, in lacrime, ha espresso la sua riconoscenza alla vecchia dirigenza. Villas-Boas ha trionfato con il 70% dei voti e Pinto da Costa, di fronte a numeri così schiaccianti, ha dovuto prendere atto della sconfitta. Poco dopo la mezzanotte, ha augurato buon lavoro al suo erede, un gesto importante per placare l’ira dei suoi fan.

Villas-Boas si è goduto una notte di celebrazioni, ma le grane sono dietro l’angolo. Non solo l’opposizione pericolosa dei fedelissimi di Pinto da Costa, ma anche la questione-allenatore. Con un colpo di mano, 48 ore prima del voto, il Porto ha infatti prolungato il contratto di Sergio Conceiçao fino al 2028. Una decisione che mette AVB con le spalle al muro. Conceiçao guida i Dragoni dal 2017 ed è amatissimo dal tifo: metterlo alla porta, oltre a un bagno di sangue di denaro, significherebbe aprire un nuovo fronte con gli ultrà. Tra i commenti sparsi, spicca su X quello di Rui Pinto, l’hacker di Football Leaks, che ha portato alla luce diverse nefandezze commesse nel calcio portoghese: “Pinto da Costa, idolo di molti, presidente dei presidenti, esce dalla porta posteriore dopo più di un decennio di gestione catastrofica, circondato da parassiti. Ora bisogna guardare al futuro e il futuro è Villas-Boas”.

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