Politica

Meloni annuncia la candidatura alle Europee. Battute su Salvini che “ci ha preferito il ponte” e attacco al M5s per la ‘pace’ nel simbolo

Giorgia Meloni sarà in corsa alle Europee. Come previsto, la presidente del Consiglio ha scelto di candidarsi, capolista in tutte le circoscrizioni, per uno scranno a Bruxelles che non occuperà mai: “Non toglierò un minuto al governo del Paese per la campagna elettorale”, ha assicurato definendosi en passant un “soldato in prima linea e i soldati non si tirano indietro”. E chiede di scrivere sulla scheda “solo e solamente Giorgia, perché io sarò sempre una del popolo, e ho bisogno di sapere che vale ancora la pena fare quello che faccio”.

La realtà, insomma, è che la sua candidatura altro non sarà che una sorta di test su sé stessa e il peso di Fratelli d’Italia nella coalizione di centrodestra che nella kermesse di Pescara viene descritta come unita, coesa e pronta a durare fino al 2027. Anche se manca il leader del secondo partito, Matteo Salvini, e Meloni ci scherza su, ma non troppo. “Grazie a Matteo che ci ha preferito il ponte… Lo so, per noi che siamo genitori non è facile lo so che ci teneva a essere qui con noi”, dice la premier dal palco dove sale dopo un intervento in diretta video del segretario della Lega, insieme alla figlia, dal centro di Milano.

Il resto del suo intervento è una sequela di rivendicazioni, soprattutto sull’immigrazione e le politiche economiche del governo, ma soprattutto di attacchi agli avversari “gufi” e citazioni del pantheon conservatore-cattolico da Charles De Gaulle ai pontefici Ratzinger e Wojtyla. Il più duro lo sferra a Giuseppe Conte: “La pace si costruisce con la deterrenza non con le bandierine colorate o, come fa qualche cinico, scrivendo ‘pace’ nel proprio simbolo”, dice riferendosi alla scelta del Movimento 5 Stelle di inserire la parola ‘pace’ nel logo per le Europee. Quindi l’ennesimo affondo sul Superbonus (“La più grande patrimoniale al contrario”) e un altro pesante colpo lo assesta alle politiche europee, soprattutto sulla “ideologia green” dei “talebani verdi” e la transizione ecologica, “pensate da burocrati”.

Riferendosi ai report commissionati da Ursula von der Leyen sulla competitività e la concorrenza, sottolinea: “Chi oggi plaude a Enrico Letta e a Mario Draghi bollava le nostre critiche come oscurantismo o negazionismo: la verità è che abbiamo sempre avuto ragione noi, non era negazionismo o oscurantismo, era banale realismo”. Immancabile una critica a Report, che la scorsa settimana ha dedicato un servizio all’Albania, dove il governo costruirà i centri di accoglienza ‘esterni’ per i migranti: “Aiutatemi a mandare a Edi Rama la nostra solidarietà per venire linciati solo per avere tentato di aiutare la nostra nazione” Il riferimento è chiaro: “Addirittura Telemeloni, ce l’avete presente no, Telemeloni? Ha confezionato un servizio sull’Albania in cui si dipingeva come un narcostato”.

Quindi, tornando al tema delle Europee, ha rimarcato come le “nostre idee sono incompatibili con quelle della sinistra” e “vogliamo creare una maggioranza che metta insieme le forze di centrodestra e mandare all’opposizione la sinistra anche in Ue è una impresa difficile ma possibile e dobbiamo tentare”. Allontana, insomma, i retroscena di un possibile largo accordo con socialisti sulla presidenza della Commissione Ue: “Non intendiamo a partecipare a questo dibattito prima delle elezioni, decidiamo in base al risultato che ci danno gli italiani e i cittadini europei”, ha attaccato sostenendo poi di non aver “mai professato l’antieuropeismo”, dimenticando quando – appena dieci anni fa – Fratelli d’Italia proponeva lo “scioglimento concordato dell’eurozona”. Ora, dice, vogliamo un Europa “di nazioni forti”.