“Costa più ripararlo che comprarne uno nuovo”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase o la abbiamo pronunciata noi stessi? Ovviamente faccio riferimento a beni di consumo, di solito elettronici, per i quali è scaduto il periodo di garanzia.
Un fenomeno, quello della loro difettosità dopo un certo periodo di utilizzo, che talvolta è addirittura insito nel prodotto stesso, come un virus. Si chiama obsolescenza programmata, di cui mi sono già occupato in passato. Era il 2017 e in Parlamento giacevano tre proposte di legge per combattere il fenomeno.
Siamo nel 2024 e nessuna è andata in porto. Difficilmente gli onorevoli fanno qualcosa per il bene comune, più facilmente difendono l’economia, purchessia. Ora una piccola novità viene dal Parlamento Europeo, che ha approvato una normativa dal titolo “Norme comuni che promuovono la riparazione dei beni”, che va nella direzione di contrastare proprio il fenomeno dell’acquisto del nuovo prodotto a fronte di una sua riparabilità. Secondo la normativa (che necessita ancora del passaggio in Consiglio e poi vi saranno due anni per il recepimento) l’acquirente di un prodotto elettronico o di un elettrodomestico avrà diritto alla riparazione, in caso di guasto, oltre il periodo di garanzia ad un costo “ragionevole”. Inoltre, nel caso di riparazione, si avrà diritto altresì ad un anno di garanzia sulla riparazione. Nei trenta giorni massimi per la riparazione, si avrà inoltre diritto ad un prodotto sostitutivo.
Cade, con il diritto alla riparazione, anche il divieto di utilizzare componenti creati in modo indipendente o con la stampa 3D. E i produttori ufficiali non potranno poi rifiutarsi di apporre ulteriori riparazioni su quel dispositivo solo perché è stato “manipolato” da terzi. Nuova vita per i ricondizionati: in caso di impossibilità di riparazione, il consumatore deve poter scegliere un prodotto ricondizionato come alternativa a uno nuovo.
Insomma, qualcosa sull’onda della politica verde che a parole l’Ue ha intrapreso si sta facendo. Anche se la direttiva non porrà fine al fenomeno dell’obsolescenza programmata, ma solo alle sue conseguenze. E occorrerà comunque capire come verrà interpretato il termine di costo ragionevole. Per comprendere quanto, soprattutto noi occidentali, influiamo con i nostri rifiuti elettronici sulla salute del pianeta, consiglio la lettura di Internazionale sul tema, e teniamo bene a mente un nome: Agbogbloshie.