Dalla Serie A sfuggita per 120 secondi alla Serie C distante solo tre partite: quello che sta vivendo la Bari calcistica è un incubo sportivo. Per evitare il terz’ultimo posto che significherebbe retrocessione diretta, la squadra del presidente Luigi De Laurentiis deve provare a fare più punti possibili negli ultimi tre impegni del campionato di Serie B e sperare che le avversarie facciano peggio: se ciò non dovesse accadere si aprirebbero le porte della terza serie. Un baratro, specie per l’ottava piazza italiana in termini di tifosi presenti allo stadio, una piazza demoralizzata dall’andamento della squadra (appena tre punti nelle ultime dieci partite), sconfitta per 4-1 sabato scorso nello scontro diretto contro il Cosenza. Capitan Di Cesare e compagni sono in ritiro fuori dal capoluogo pugliese per evitare il clima incandescente che si respira in città. La conferma definitiva della tensione altissima è arrivata direttamente da un post sui social del sindaco Antonio Decaro, tifoso della squadra di calcio nonché colui che materialmente ha messo il titolo sportivo nelle mani di Aurelio De Laurentiis dopo il fallimento del 2018.
Le parole del primo cittadino sono durissime, specie quando si riferisci ai giocatori biancorossi: “Non giriamoci intorno, quella del Bari è stata una stagione disastrosa. Ma non è ancora finita. E allora ci sono due cose da fare” ha scritto Decaro. Che poi ha spiegato quella che per lui potrebbe essere la soluzione all’impasse: “La prima: voi calciatori, nelle prossime tre (o cinque) partite, dovete gettare in campo l’anima. Se ce l’avete. Lo so, per voi retrocedere è solo un piccolo inciampo professionale – ha accusato il primo cittadino – Il giorno dopo andate in vacanza, dimenticate tutto e pensate al prossimo contratto da firmare. Per tantissimi di noi baresi, gente semplice che vive la passione per la squadra di calcio in modo viscerale, sarebbe invece un colpo emotivo terribile – ha continuato – Soprattutto dopo l’11 giugno dell’anno scorso. E va evitato a TUTTI I COSTI“.
A seguire, invece, l’appello alla famiglia De Laurentiis, che in questi anni di proprietà non si è di certo distinta per stile comunicativo: “La seconda cosa devono farla dirigenti e proprietari – ha spiegato Decaro – Comunque vada a finire e qualunque sarà il futuro societario del Bari, bisogna prendere atto che quest’anno è accaduto qualcosa che va al di là della normale alternanza tra successi e delusioni sportive. Anche rispetto al nodo controverso della multiproprietà – ha incalzato il sindaco – che nel momento dell’assegnazione del titolo, si pensava sarebbe dovuto sciogliersi proprio quest’anno, nel 2024. E allora – ha detto ancora – chi comanda deve assumersi le responsabilità dei tanti errori che ci hanno condotto fin qui. E deve farlo mettendoci la faccia, in un incontro pubblico aperto ai tifosi, che sono i veri, unici “azionisti” della squadra”.
Poi Decaro ha parlato delle sue eventuali responsabilità, visto che negli ultimi mesi è stato attaccato duramente per aver assegnato il titolo sportivo ai De Laurentiis: “Ho sbagliato qualcosa anch’io? Bene – ha risposto – sarò presente a quell’incontro per rispondere a tutte le vostre domande, come sempre, senza nessun filtro, senza nessun paracadute. Ve lo devo, in nome della promessa che vi feci sui gradoni del Della Vittoria, nell’estate di sei anni fa. Intanto domani – ha concluso – anche se non sono stato autorizzato, proverò a raggiungere la squadra in ritiro, per far capire a tutti, calciatori, tecnici e dirigenti, che il destino del Bari calcio è un bene prezioso per tutta la città e come tale va tutelato. Non so se servirà, ma ho il dovere di provarci”.