Politica

I leader candidati (per finta) alle Europee? Non piacciono agli italiani: il 61% disapprova. E per gli intervistati la scelta non sposterà voti

I leader politici che si candidano alle Europee sapendo di rinunciare al seggio non piacciono agli italiani. E non sono ritenuti nemmeno in grado di spostare voti. A dirlo è un sondaggio realizzato per SkyTg24 dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend, che ha chiesto (tra il 23 e il 26 aprile) a un campione di 803 intervistati come giudichino “la decisione di un leader di candidarsi per poi dimettersi se eletto”, già presa dalla premier Giorgia Meloni, dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal capo di Forza Italia Antonio Tajani e dal fondatore di Azione Carlo Calenda. Il risultato è inequivocabile: il 61% ha risposto “negativamente“, il 20%non so” e solo il 19%positivamente“. La grande maggioranza dei cittadini interpellati non ritiene, poi, che la scelta sia in grado di aumentare i consensi dei rispettivi partiti: solo il 9% crede che la discesa in campo di Schlein aiuterà il Pd, mentre il 39% pensa non avrà effetti e il 29% addirittura che diminuirà i voti. Numeri un po’ più favorevoli rispetto alla corsa di Meloni: per il 19% degli intervistati aumenterà i voti di FdI, per il 20% li diminuirà e per il 37% non avrà effetti.

Sgradita all’elettorato anche la scelta di inserire i nomi dei capipartito nel contrassegno presente sulla scheda (lo faranno tutte le maggiori forze tranne il Pd – ma Schlein avrebbe voluto – e il Movimento 5 stelle). Alla domanda “come giudica la scelta di inserire il nome del leader nel simbolo”, il 29% risponde “positivamente”, il 50% “negativamente” e il 21% “non so”. Sul tema però gli elettorati hanno sensibilità molto diverse: chi vota centrodestra in genere apprezza la presenza del nome (risponde “positivamente” il 59%), mentre gli elettori dem sono contrari al 72% e quelli 5 stelle al 59%. Per quanto riguarda le intenzioni di voto, i consensi attribuiti ai partiti restano abbastanza stabili rispetto alla scorsa settimana: calano dello 0,2% FdI e M5s (rispettivamente prima e terza forza) e dello 0,1% il Pd (seconda) mentre crescono dello 0,7% la lista Forza Italia-Noi moderati (stimata all’8,3%) e la Lega (al 7,9%).