Il tema del finanziamento del Servizio sanitario nazionale tocca da vicino le vite dei cittadini e riportarlo in primo piano in vista delle Europee è a prima vista una mossa azzeccata. Ma il Pd, che ne ha fatto l’oggetto di una proposta di legge a prima firma Elly Schlein calendarizzata la settimana scorsa in commissione alla Camera, sembra non aver fatto i conti con il nodo principale: le risorse. Tanto da far alzare il sopracciglio al Servizio studi di Montecitorio, che nel suo dossier ha invitato i dem a “valutare l’opportunità di verificare la congruità delle disposizioni relative alla copertura finanziaria del provvedimento”. Non solo: basta un po’ di dimestichezza con i documenti di finanza pubblica per rendersi conto che le cifre ipotizzate nel testo sarebbero largamente insufficienti per centrare l’obiettivo dichiarato di raggiungere nel 2028 “una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5% del pil” lordo nominale tendenziale, vicino alla media europea e in linea con le
raccomandazioni dell’Ocse. Il che dovrebbe consentire di assumere personale sanitario e abbattere le liste di attesa, come annunciato dalla segretaria Pd.
Partiamo dallo status quo: la spesa sanitaria quest’anno è stata portata a 138,7 miliardi di euro, pari al 6,3% del pil: il livello più basso dal 2007. L’articolo 1 della pdl, presentata lo scorso 26 febbraio, prevede che sia incrementato dello 0,21% del pil nominale “per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028” fino, appunto, a raggiungere il 7,5%. L’articolo 4, dedicato alle coperture, quantifica le maggiori risorse che ne deriverebbero in 4 miliardi per il 2024, 8 per il 2025, 12 per il 2026, 16 per il 2027 e 20 per il 2028. Chi ha scritto la proposta sembra non aver letto le tabelle del Def che stimano l’evoluzione del prodotto nominale, stando alle quali quest’anno il pil nominale è pari a 2.162 miliardi – per cui lo 0,21% del pil nominale 2024 ammonta a 4,5 miliardi e non 4 – e negli anni successivi, ovviamente, salirà via via fino a raggiungere nel 2027 i 2.367. Morale: per garantire alla sanità 1,05 punti di pil (0,21 per 5 anni) servirebbero poco meno di 25 miliardi, non 20. Per lo stesso motivo – il rialzo del pil nominale – un’aggiunta di 20 miliardi porterebbe nel 2028 la spesa sanitaria solo al 6,6% del pil, ben lontano dal target sognato da Schlein.
E poi c’è il problema delle coperture. Secondo i firmatari – insieme a Schlein altri 18 deputati dem, da Chiara Braga a Roberto Speranza – agli oneri si dovrebbe provvedere “a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria”. Risorse, purtroppo, già scontate nei tendenziali del Def: non sono soldi a disposizione per coprire nuove uscite. Ma la proposta comprende anche un piano B: “Qualora la crescita programmatica prevista non garantisca le risorse necessarie alla copertura finanziaria del presente provvedimento, con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, devono essere individuati e resi operativi meccanismi e misure aggiuntive di contrasto dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva”. Anche qui, non ci siamo: i proventi del tutto aleatori da lotta all’evasione non possono ovviamente essere indicati come coperture. Solo le maggiori entrate permanenti derivanti dal miglioramento dell’adempimento spontaneo, quantificate nella Relazione annuale sull’evasione, vanno ad alimentare – peraltro tre anni dopo – un fondo destinato ad attuare interventi di riforma fiscale. Se Schlein intende portare avanti questa battaglia, dovrà trovare i soldi altrove.