Alla fine la pezza è arrivata, anche se in ritardo e anche se – come avvertono i sindacati – non basta. I 6.147 collaboratori scolastici assunti a tempo determinato a supporto dei progetti del Pnrr e di “Agenda Sud” sono “salvi” fino al 15 giugno. Cosa succederà al di là di quella data è ancora un’incognita, per loro e per le scuole dove lavorano. Nell’ambito del decreto-legge sui Fondi di coesione, il Consiglio dei ministri ha approvato oggi una misura che permetterà a questi lavoratori, il cui contratto era scaduto il 15 aprile scorso, di essere riassunti a partire dal 2 maggio fino, appunto, alla metà del mese di giugno. Canta vittoria il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che in un comunicato rivendica: “Manteniamo fede a un preciso impegno verso i lavoratori assunti per i servizi a supporto delle scuole per i progetti del Pnrr e di Agenda Sud. E questo grazie a uno sforzo finanziario dello stesso ministero”. Uno sforzo che corrisponde a uno stanziamento aggiuntivo di 18,5 milioni di euro, 14 dei quali a carico del bilancio del dicastero di viale Trastevere. Nello stesso decreto, Valditara sbandiera l’inserimento di “misure per rendere più rapida ed efficiente la mobilitazione di risorse stanziate per progetti di potenziamento delle infrastrutture sportive nelle scuole, per la fornitura di arredi didattici e per la realizzazione di laboratori avanzati”.
A spegnere l’entusiasmo del professore leghista, però, ci pensano le sigle sindacali. “Prendiamo atto dai media dell’impegno mantenuto – anche se in ritardo – ma i fondi stanziati per la proroga del personale collaboratore scolastico dell’organico aggiuntivo bastano solo fino al 15 giugno; non risolvono l’aggravio di lavoro al quale è sottoposta la scuola sempre più oberata di incombenze che spesso vanno oltre gli obblighi contrattuali”, denuncia al fattoquotidiano.it il segretario della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile. “Continueremo a rivendicare un piano straordinario di immissioni in ruolo e l’ampliamento dell’organico Ata, anche al fine di rendere stabile l’attuale organico aggiuntivo”, annuncia. La Uil ricorda, inoltre, che su 27.704 posti vacanti lo scorso anno scolastico sono stati autorizzate meno della metà delle immissioni in ruolo (10.116). Rincara la dose Gianna Fracassi, la segretaria della Flc (il sindacato della categoria della Cgil) che sottolinea come la soluzione sia arrivata fuori tempo massimo: “I contratti sono scaduti il 15 aprile scorso. Questo ritardo che rischia di essere pagato dai lavoratori che non riceveranno lo stipendio di queste due settimane”.
Al coro delle proteste si unisce anche Marcello Pacifico, presidente dell’Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori). “Per evitare l’interruzione dell’attività di questo personale, resta necessario prevedere in norme successive risorse adeguate per garantire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e di Agenda Sud per tutta la durata progettuale, ovvero fino al 2026. Inoltre, rimane il problema della conferma dei più di mille amministrativi che da gennaio dovevano essere richiamati dalle scuole su fondi del Pnrr”. Più prudente, invece, l’atteggiamento della segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci: “Finalmente il ministero dell’Istruzione ha reperito le risorse sufficienti per consentire la proroga dei contratti dei collaboratori scolastici. Un provvedimento atteso e necessario, fortemente richiesto da noi per accompagnare le scuole al termine delle lezioni con il personale necessario per affrontare le complessità di un anno scolastico molto impegnativo anche per la mole di lavoro determinata dai progetti Pnrr”.
Sul fronte politico le critiche arrivano dal Movimento 5 stelle: “Dopo settimane di sollecitazioni finalmente Giuseppe Valditara si è deciso a mettere mano al rinnovo degli incarichi di oltre seimila collaboratori scolastici. Resta forte lo sgomento per il caos che questo governo ha fatto vivere a questi lavoratori e alla loro famiglie. Si poteva procedere, come abbiamo continuamente ricordato a Valditara, entro il 15 aprile ed evitare questo “buco” di due settimane che pesa tutto sui lavoratori e che è emblematico della sciatteria con cui questo governo amministra il mondo della scuola“, dichiara Antonio Caso, capogruppo in Commissione Cultura e Istruzione alla Camera.