Cultura

“Ero il più corteggiato alle medie, poi alle superiori mi sono ritrovato con 800 maschi”. Linus racconta la (bella) storia di un italiano di successo

“Radio Linetti Live” a teatro è l'elogio affascinante della normalità. La normalità di un uomo che ha dedicato 48 anni della sua esistenza al suo unico e grande amore

“Era il 1974 e il soul mi ha cambiato la vita. Dal mio esordio in radio nella primavera del 1976 non ho mai più smesso”. Inizia così il lungo racconto di Linus al Teatro Alcione a Milano con “Radio Linetti Live”, in scena fino all’11 maggio. Linus, al secolo Pasquale Di Molfetta, smette gli abiti da direttore editoriale del polo radiofonico comprendente Radio Deejay, Radio Capital, Radio M2O e il canale televisivo Deejay TV. Sul palco c’è solo Pasquale con alle spalle una bella libreria che contiene un centinaio di vinili, alcuni hanno segnato la storia della musica mondiale, poi una console, un leggio e una sedia. Alla sua sinistra, a dargli manforte, il braccio destro Matteo Curti.

Un viaggio musicale fatto di ricordi, aneddoti (alcuni davvero strepitosi) e soprattutto tanta, tanta bella musica da David Bowie a Francesco De Gregori (gli artisti preferiti di Linus in assoluto) a Stevie Wonder e i Beatles, passando per Claudio Baglioni e Adriano Celentano. Ma soprattutto “Radio Linetti Live” è l’elogio affascinante della normalità. La normalità di un uomo che ha dedicato 48 anni della sua esistenza al suo unico e grande amore (secondo solo alla moglie Carlotta e ai suoi figli) ossia la radio. Un percorso fatto di sacrifici, passione, tanto lavoro che ha catapultato Linus da ragazzino della piccola provincia pugliese alla grande metropoli milanese. Fino a trovare il successo.

“PAPÀ SUONAVA LA TROMBA, MA MIA MADRE AMAVA MINA” – “Eh ma ci racconti sempre la tua storia in radio, che ce ne frega? Hai raccontato tutto! Eh no qualcosa che non si racconta c’è sempre”. Così Linus apre le danze nella sua memoria: “Faccio radio da 48 anni e ho sempre fatto radio coerente con il nome della radio che faccio, Deejay. La musica mi rimane addosso, attaccata ma per un periodo l’ho sempre rifuggita fino a quando è arrivata Radio Linetti, dove ho riscoperto tante cose che avevo messo da parte. Mia madre era pazza di Alberto Lupo e di Mina. Cantava la loro ‘Parole Parole Parole’ con l’accento pugliese. Mia sorella – che ho svezzato dal punto di vista musicale – spaziava dai Beatles a Rolling Stones. E poi c’era mio padre che veniva da un paese povero della Puglia. Era innamorato della musica americana, faceva mille lavori. Poi alla sera a piedi o in bici si faceva 5-10 km per suonare la tromba o sentire un’orchestrina. Aveva una grande passione. A mia madre non piacevano i trombettisti perché si ‘trasformavano’. Rimase traumatizzata da Louis Armstrong a Sanremo ’68 perché si riempiva di aria con le guance. Mia moglie sta a me come mia madre stava a mio padre. Se a mia madre non gliene fotteva un ca**o della tromba, a mia moglie non gliene frega nulla della radio che faccio”.

“MIA SORELLA INNAMORATA ASCOLTAVA BAGLIONI, IO BOWIE” – “Nell’estate dei primi Anni 70 mia sorella si era innamorata di un napoletano. Poi finisce l’estate, non si vedono, non c’erano i telefonini ma inizia ad ascoltare il 45 giri – nel mangianastri – della canzone che ascoltavano assieme… Era ‘Sabato Pomeriggio’ di Baglioni. Nulla da dire, lui voce meravigliosa, il problema è che finito il pezzo lo rimetteva di nuovo e di nuovo a ripetizione. Io ascoltavo David Bowie e album come ‘The Man Who Sold The World’. Era il periodo in cui mi affacciavo alle superiori, era il periodo dell’ITIS, l’Istituto Tecnico, dove andavano quelli che sicuramente non avevano intenzione di fare l’Università e che si sarebbero approcciati subito al lavoro. Fu un piccolo trauma. Alle medie era molto corteggiato, anche se poi non combinavo nulla. Mi sono ritrovato catapultato in una scuola con 800 maschi. A 14-15 anni andavo all’Upim vicino casa a rubare le macchinette, ero l’unico maschio al mondo convinto che non avrei avuto mai una donna perché gli altri ce l’avevano. Ascoltavo Battisti e ‘Dieci ragazze’. A me piaceva moltissimo Battisti”.

“GIANNI MORANDI E ENRICO RUGGERI SANNO I FATTI DI TUTTI” – “Incontrare o andare a cena con Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri è fantastico. Sanno i fatti di tutti. Ricordo un aneddoto che mi ha raccontato Gianni che non ha vissuto personalmente, ma che una persona di fiducia gli ha raccontato. C’era un cantautore giovane e molto in voga a metà Anni 90 che doveva tenere un concerto al Teatro Smeraldo di Milano. Il live veniva trasmesso in diretta anche su Radio Italia. Inizia lo show e partono i primi 4 pezzi tra il boato generale e i cori. Ad un certo punto alla quinta canzone in scaletta si sente solo il brusio della gente. Il patron di Radio Italia e tutti scendono in teatro e vedono che effettivamente non c’era nessuno sul palco. Trovano Grignani in camerino che dà pugni sul muro urlando: “Troppa f*ga, troppa f*ga!”.

“QUANDO VIDI BATTISTI MA LUI NON MI SALUTÒ” – “Mi ritrovai un giorno con Lucio Battisti davanti in aeroporto nei primi Anni 90. C’è una regola non scritta tra i personaggi del mondo dello spettacolo in cui si saluta, anche se non ci si conosce personalmente. Così tento di fare con lui. Ci guardiamo, io ricambio il suo sguardo, gli sorrido come per avvicinarmi ma lui mi guarda come a dire ‘non provare nemmeno ad avvicinarti!‘. Ma questo evento non ha cambiato la mia percezione su di lui”.

“DE GREGORI, IL VINO E LA STIMA” – “Sono affezionato all’annata 75/76 perché da bambino sfigato, mi succede qualcosa… Era l’anno delle prime volte, in tutti i sensi. Il primo disco comprato era quello dei Pink Floyd. Non tutti avevano l’impianto stereo, così si comprava il disco assieme ad altri amici si andava a casa di chi aveva l’impianto, ci chiudevamo in stanza con le cuffie e ascoltavamo la musica. Il primo concerto in assoluto è stato nella palestra della mia scuola e mai e poi mai avrei pensato che sarebbe venuto a suonare il mio cantante italiano preferito: Francesco De Gregori. L’ho conosciuto a metà degli Anni 90, quando a Radio Deejay abbiamo iniziato ad aprirci alla musica italiana e così abbiamo iniziato ad avere ospiti gli artisti. Così De Gregori mi fece una dedica su un mio vinile scrivendo: ‘Al mitico Linus’. Ma se qualcuno conosce un minimo De Gregori capirà che quel mitico in realtà poteva anche significare ‘pirla’ o roba simile. Oggi siamo in confidenza, spesso vado a trovarlo prima dei concerti, beviamo un bicchiere di vino – perché con lui è tassativo – e poi mi fa ‘ok te la faccio quella canzone’. Ed è la mia preferita ‘Pezzi di vetro’”.

“ECCO COME TONY RENIS HA CONQUISTATO L’AMERICA” – “Tony Renis sull’onda del successo enorme di ‘Quando Quando Quando’ capisce che deve andare in America, dove però non conosce nessuno. Una volta arrivato si fa dire l’hotel dove vanno tutti i produttori, i cantanti ecc. Arriva si piazza lì a bordo piscina, ma non succede nulla non passa nessuno. Però d’un tratto sente nel megafono ‘C’è una telefonata per il signor Sinatra’ e ancora ‘C’è una telefonata per Quincy Jones’… Così Tony va in reception dalla ragazza usa un po’ il suo fascino (era un bel ragazzo) e le dà 50 dollari per farsi chiamare ogni 15 minuti al megafono. Così è avvenuto fino a quando non si sono tutti chiesti ‘ma chi ca**o è sto Tony Renis?’ e lui ha iniziato a farsi conoscere in giro”.

“NON ESSERE CRUDELE COL CUORE DEGLI ALTRI” – Il gran finale è affidato ad una lettura del monologo finale che Danny DeVito recita nel film “The Big Kahuna” del 2000, il testo è stato riadattato poi da Linus. Tra i passaggi più intensi:”Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta! Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo”

(Photo Credits: Giovanni Daniotti)