Il segreto sulle armi inviate dall’Italia all’Ucraina è ancora in piedi, ma sono appena emerse nuove informazioni che mettono in discussione le dichiarazioni rilasciate fino a oggi dagli esponenti del governo Meloni e il ruolo di Roma nel conflitto russo-ucraino. Nonché il reale impatto che determinati tipi di armi hanno sull’andamento della guerra. Secondo quanto dichiarato dal ministro della Difesa britannico Grant Shapps durante un tour alla fabbrica della MBDA – una delle più grandi aziende militari britanniche – l’Italia ha ceduto all’esercito ucraino i missili Storm Shadow. Il ministro ha sottolineato che anche la Francia e il Regno Unito hanno fornito a Kiev lo stesso prodotto, ribadendo un’informazione però già nota, a differenza del caso italiano.

La notizia è importante per almeno tre motivi. Prima di tutto perché fornisce nuovi indizi sugli invii di armi approvati dall’Italia e sui cui vige ancora il segreto, nonostante le promesse dell’attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto, di rendere pubbliche le liste. In secondo luogo, perché smentisce le rassicurazioni del governo sul tipo di armi cedute all’Ucraina. Infine, perché mette in discussione l’utilità di determinati sistemi d’arma.

Sia il ministro Crosetto che il capo della Farnesina, Antonio Tajani, hanno più volte affermato che le armi cedute all’Ucraina sarebbero state usate per operazioni difensive e non per condurre un attacco contro i soldati russi o addirittura all’interno del territorio della Federazione. Parole ribadite dal ministro della Difesa anche il 10 gennaio, quando ha confermato che l’ottavo pacchetto di aiuti militari era formato da equipaggiamenti e sistemi d’arma utili a rafforzare le capacità difensive di Kiev. Il governo dunque avrebbe sempre negato l’invio di strumenti offensivi, tracciando una linea rossa inizialmente comune a molti Stati europei ma che alcuni governi hanno invece iniziato pian piano a superare. Tra questi, dopo le affermazioni del ministro britannico, rientra a pieno titolo anche l’Italia.

Gli Storm Shadow infatti non sono sistemi difensivi. Anzi. Di questi missili si è iniziato a parlare ormai un anno fa, quando il Regno Unito aveva deciso di fornire per primo all’Ucraina i missili a lungo raggio tanto a lungo richiesti dal presidente Volodymyr Zelensky. Si trattava per l’appunto degli Storm Shadow, ossia di sistemi da crociera autonomi a lunga portata presentati come un game changer per le sorti del conflitto.

Gli Shadow sono dotati di una gittata media di 250 chilometri, in grado di colpire con alta precisione grazie al sistema di guida “fire and forget” (spara e dimentica), programmabile ma non modificabile dopo il lancio. Il missile è anche dotato del Tercom (terrain contour matching), uno strumento che combina una mappatura del terreno con misurazioni effettuate in tempo reale da un altimetro radar per aumentarne la precisione. Gli Storm Shadow sono progettati per non essere rilevati dalle difese aeree nemiche, possono eseguire manovre evasive nelle fasi finali del volo e sono dotati di una doppia carica: una cava perforante e una esplosiva che entra in azione dopo la perforazione. I missili sono lanciabili da diverse piattaforme aeree, ma nel caso ucraino sono in dotazione unicamente al bombardiere tattico sovietico Sukhoi Su-24.

Gli Strom Shadow quindi sono sistemi ben diversi rispetto a quelli che l’Italia afferma di inviare all’Ucraina e aumentano notevolmente le capacità di attacco di Kiev. I missili infatti sono impiegati per colpire in profondità obiettivi sensibili, come depositi di munizioni, posti di comando, porti e aeroporti e sono stati già utilizzati nei mesi passati contro infrastrutture russe in Crimea, nelle zone ucraine occupate e contro navi nel mar Nero. Per la Russia, l’arrivo degli Storm Shadow ha voluto dire ripensare la sicurezza dei posti di comando e delle infrastrutture: il raggio di azione dei missili di fabbricazione britannica è ben più ampio di quello dei lanciarazzi Himars, inferiore agli 80 chilometri, o degli ATACMS inviati finora dagli Stati Uniti, con una gittata di 140 chilometri, anche se adesso Washington si appresta a fornire la versione con un raggio d’azione da 300 chilometri.

Nonostante ciò, è difficile definire gli Storm Shadow un vero game changer per il conflitto, come già successo con altri sistemi – anche difensivi – inviati negli ultimi due anni e spesso presentati come decisivi per svoltare le sorti della guerra. I primi Storm Shadow sono stati inviati dal Regno Uniti almeno un anno fa e per quanto siano serviti a colpire infrastrutture russe, le ultime notizie che arrivano dall’Ucraina non lasciano di certo presagire un’imminente vittoria di Kiev.

Resta invece aperto un altro interrogativo: fino a dove colpiranno gli Storm Shadow? Gli alleati di Kiev, tra cui l’Italia, hanno a lungo negato l’invio di armi a lungo raggio per evitare che l’Ucraina attaccasse il territorio russo e scongiurare così un allargamento del conflitto. La fornitura all’esercito ucraino di questi sistemi da parte britannica ha rotto già da tempo questo tabù, ma si è dovuta attendere l’indiscrezione del ministro del Regno Unito per avere informazioni sul coinvolgimento dell’Italia. Mentre resta da capire come questa fornitura si coniughi con le dichiarazioni del governo Meloni e con la Costituzione, citata dallo stesso Tajani nella sua intervista ad Avvenire.

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