“Il generale Vannacci dice che i figli degli omosessuali devono essere rieducati e che nelle scuole italiane i disabili devono essere separati dagli altri. Il deputato di FdI, Federico Mollicone, sostiene che le coppie gay nel nostro Paese non sono legali. Un consigliere regionale, sempre di FdI, dice che in Veneto vuole solo cittadini bianchi. Il ministro dell’Istruzione Valditara definisce impropria una circolare con cui una preside condanna il fascismo. Antonio di Vietri responsabile cittadino di FdI scrive su Instagram un post in cui dice ‘sono razzista, sono patriota, sono nazionalsocialista’, il suo nickname è fascio1975. L’assessore lombardo Romano La Russa, ai funerali di un militante dell’estrema destra milanese, risponde presente e fa il saluto romano, il suo partito dice che stava invitando gli altri ad abbassare il braccio…”, inizia così l’intervento dell’attore e regista Michele Riondino, che con Antonio Diodato e Roy Paci è il direttore artistico dell’Uno Maggio Taranto libero e pensante, dal palco del concerto alternativo.

Riondino, che solo pochi giorni fa è finito al centro delle polemiche per un post pubblicato su Facebook il 25 aprile in cui ricordava l’importanza della celebrazione allegando una foto capovolta del presidente del Senato, Ignazio La Russa, racconta come le destre, di fatto, capovolgano la realtà a piccoli passi, perché tanto, piano piano, “ci si abitua a tutto”.

“Secondo questi signori il mondo dovrebbe funzionare così e se qualcuno non è d’accordo vuol dire che quel qualcuno vuole ribaltare la volontà popolare che sostiene senza problemi le idee illiberali delle destre oggi al governo – spiega ancora Riondino – Certo non si può mica prendere di petto la costituzione, cambiarne le basi e renderla più simile alla propria storia politica. Non si può imporre di cambiarne le componenti antifasciste, sarebbe un cambiamento troppo repentino e non verrebbe accettato. Ma non c’è nessun problema, basta avere un po’ di pazienza. Basta fare in modo che a poco a poco, con un minimo di furbizia, tutto diventi normale. Come quando metti un piede in acqua e ti sembra di averlo infilato nel ghiaccio, dopo un po’ ti abitui perché ci si abitua a tutto. L’inconcepibile diventa accettabile, l’accettabile ragionevole e alla fine il ragionevole diventa legale“. L’importante, appunto, “è procedere a piccoli passi”. Così deve aver ragionato “chi ha deciso di piazzare associazioni di anti abortisti nei consultori, chi ha cominciato a mettere in dubbio che il saluto romano sia un reato, chi ha ha definito i nazisti morti in via Rasella come una ‘banda di musicisti che non aveva nessuna colpa’, chi continua a mettere in dubbio la fede patriottica di chi ha combattuto dalla parte giusta”.

“C’è anche un modo per affermare qualcosa negando il suo contrario, è una figura retorica si chiama litote o doppia negazione- prosegue Riondino – È un gioco linguistico che serve ad impedirsi di mentire, evitando di affermare una non verità. Come chi si definisce anti anti-fascista e usa questo stratagemma linguistico per affermare di essere fascista. Questa strategia però ha un problema, basta un soffio di vento per far cadere il velo che la nasconde”.

“Sia ben chiaro – continua ancora – mai auspicherei violenza, men che meno su qualcuno che ha legittimamente vinto le elezioni e che per questo ci governa. Io non li ho votati, non condivido le loro idee e mi impegnerò, lotterò perché la loro sconfitta politica avvenga il prima possibile”. “Ma c’è una cosa che dovrebbe essere chiara a tutti che diceva il presidente partigiano Sandro Pertini: ‘tutte le idee vanno difese e rispettate, tutte tranne il fascismo che è la morte di tutte le idee, è lo stravolgimento di tutti i principi democratici'”.

Riondino ha parlato dal palco sotto cui è stato affisso uno striscione con la scritta “dal 1965 cambiano gli attori ma restano i tumori”, frase che riporta all’ex Ilva. “Capovolgere una fotografia – conclude alludendo al suo post su Facebook – significa anche capovolgere la realtà, significa alludere, e magari significa anche sbagliare i modi e i tempi, ma la realtà non cambia, comunque la si giri resta sempre quella, nella sua immobilità definitiva”.

Lo spettacolo è una maratona di 12 ore condotta da Valentina Petrini, Andrea Rivera, Martina Martorano e Serena Tarabini. Sul palco ci saranno, tra gli altri Brunori Sas, Serena Brancale, Cristiano Cosa, Valerio Lundini e I VazzaNikki, Mannarino, Marlene Kuntz e Francesca Michielin.

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