Non i domiciliari ma il carcere per gli abusi su una 14enne. Per l’educatore di Comunione e Liberazione, Andrea Davoli, arrestato l’estate scorsa con l’accusa di violenza sessuale su una ragazzina reggiana durante degli esercizi spirituali a Rimini, gli arresti domiciliari “non sono sufficienti” e servirebbe la reclusione in carcere visto che “potrebbe rifarlo, perché non si rende conto della gravità di ciò che ha commesso e perché potrebbe cercare di contattare la vittima o altre ragazzine, anche stando in casa”. Questa la decisione del Tribunale della Libertà di Bologna, come riporta la stampa locale di Reggio Emilia, dopo il ricorso presentato dalla Procura di Reggio riguardo l’educatore e professore 53enne.
Il fascicolo d’inchiesta era stato aperto dalla Procura di Rimini, città dove erano avvenuti i fatti e l’uomo era stato arrestato lo scorso 19 agosto scorso a Caorle, nel Veneziano, dove si era auto-isolato una volta saputo di essere stato denunciato dalla famiglia della ragazzina. Durante l’interrogatorio di garanzia, Davoli aveva ammesso di aver intrattenuto una relazione sessuale e sentimentale con la 14enne sostenendo che non avrebbe saputo resistere alla tentazione dopo anni di castità.
L’uomo era stato posto agli arresti domiciliari dopo un incidente probatorio in cui lo scorso 15 dicembre era stata ascoltata in audizione protetta la ragazzina vittima dei presunti abusi. I domiciliari sarebbero stati giustificati dalla decadenza del pericolo di contatti fra i due.
Cosa, argomentano ancora i quotidiani reggiani, su cui la Procura e il Riesame pensano diversamente: il 53enne viene evidenziato nelle motivazioni dello stesso Riesame non avrebbe “capacità di autocontrollo” e sarebbe “spregiudicato”, tanto da aver continuato a “portare avanti contatti illeciti con la sua vittima per via telematica e utilizzando profili di copertura per eludere i controlli della famiglia di lei, anche dopo la denuncia e senza trarre dalla stessa alcun effetto inibitorio, avendo trovato un freno solo nella carcerazione”. Inoltre, viene riportato, l’educatore avrebbe tentato approcci “non consoni” anche con altre minorenni senza però che si siano concretizzate condotte inappropriate “anche per la mancata adesione delle giovani agli inviti”. La difesa dell’uomo, chiosa la stampa locale, ha già annunciato che impugnerà la decisione in Cassazione