Verso la chiusura le indagini della Procura di Venezia nei confronti di Filippo Turetta, lo studente ventiduenne di Torreglia, in provincia di Padova, che è imputato di omicidio volontario per aver ucciso l’ex fidanzata, Giulia Cecchettin, 22 anni, di Vigonovo. Sono trascorsi sei mesi dall’agghiacciante fatto di sangue che aveva avuto come epilogo una disperata fuga conclusasi in Germania, dopo che il corpo della ragazza era stato gettato in un dirupo tra Barcis e Piancavallo, in provincia di Pordenone. La novità sul fronte giudiziario è costituita dall’intenzione dei magistrati di contestare l’aggravante della premeditazione, che potrebbe preludere a una condanna all’ergastolo. Per il momento è in atto una corsa contro il tempo per arrivare all’udienza preliminare con il rinvio a giudizio prima della pausa feriale, così da portare alla celebrazione del processo nella sessione autunnale della corte d’Assise.

Le indagini sono coordinate dal sostituto Andrea Petroni, che ha disposto alcune perizie decisive per contestare la premeditazione. Si tratta innanzitutto di una analisi affidata ai carabinieri del Ris di Parma delle tracce trovate sull’auto di Turetta, a cominciare dalla quantità e dal posizionamento delle tracce di sangue. Serviranno per ricostruire la dinamica del femminicidio. Si è trattato di un gesto impulsivo o di una resa dei conti con la ragazza che stava per laurearsi e non voleva più avere una relazione con lui? Un’altra perizia riguarda il telefonino e il pc di Turetta, con l’analisi di messaggini, conversazioni, ricerche effettuate in internet, che molto possono raccontare dei giorni precedenti la morte di Giulia.

Un elemento a sostegno della premeditazione è costituito dai due coltelli che lo studente aveva portato con sé il giorno dell’appuntamento con Giulia, che prevedeva l’acquisto di un paio di scarpe che la ragazza avrebbe dovuto calzare nel giorno della laurea. La lama di un coltello da cucina è stata trovata sull’asfalto, a Vigonovo, dove è cominciata l’aggressione in auto. Un secondo coltello è stato rinvenuto in auto, al momento del fermo di Turetta. Sulla Fiat Punto c’era anche un rotolo di nastro adesivo, poi utilizzato per immobilizzare Giulia. Bastano queste circostanze a sostenere che Filippo avesse pianificato di uccidere, assieme alla registrazione del passaggio nella zona dell’omicidio prima dell’appuntamento con Giulia, quasi a voler verificare in anticipo lo stato dei luoghi?

L’omicidio è avvenuto sabato 11 novembre. Giulia era una studentessa brillante ed era in procinto di laurearsi, mentre Filippo si era attardato negli studi e secondo alcune testimonianze avrebbe insistito perché anche la sua ex ragazza rallentasse il percorso accademico. Temeva di perderla definitivamente. Turetta non si era rassegnato alla fine della storia d’amore, era insistente, controllava Giulia perfino chiedendole di telefonargli alla sera prima di addormentarsi. Quel giorno la situazione era esplosa.

I due ragazzi avevano visitato alcuni negozi in un centro commerciale di Marghera, dove avevano cenato. L’aggressione era avvenuta poco dopo le 23 a bordo della Fiat Punto. Un testimone aveva sentito le urla della ragazza e aveva anche dato l’allarme, ma la denuncia non aveva provocato un intervento immediato. Una telecamera di un’azienda aveva ripreso Giulia mentre tentava di uscire dall’auto, ma veniva bloccata da Filippo, gettata a terra. Poi il corpo era stato caricato nel bagagliaio e l’auto si era allontanata. La ricostruzione era avvenuta solo a posteriori, quando il dramma si era compiuto, Giulia era morta e Filippo si era liberato del corpo cominciando una fuga conclusa in un’autostrada tedesca.

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