Sono circa 300 le persone arrestate, martedì, dopo i momenti di tensione alla Columbia University e al City College di New York. “Stiamo elaborando gli arresti per distinguere tra chi erano effettivamente studenti e chi non doveva essere sul campus” ha dichiarato il sindaco Eric Adams. “La protesta è stata guidata da individui non affiliati all’università. L’istituto ha avuto bisogno dell’assistenza della polizia di New York per sgomberare Hamilton Hall dagli accampamenti fuori dall’edificio, compito svolto con successo”.
Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2024 dove la polizia è intervenuta per sgomberare gli studenti pro-Palestina che avevano occupato l’edificio Hamilton Hall. L’occupazione, iniziata alcuni giorni prima, era una decisa presa di posizione contro i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza e a sostegno del popolo palestinese. Gli studenti, provenienti da diverse università americane, avevano trasformato l’Hamilton Hall in un simbolo di solidarietà e di denuncia, organizzando sit-in, assemblee e momenti di riflessione.
La Columbia University, dopo aver invitato i manifestanti a lasciare l’edificio pacificamente, ha infine deciso di richiedere l’intervento della polizia: centinaia di agenti in assetto antisommossa sono entrati in azione nella notte, scatenando momenti di tensione e scontro con i manifestanti. La polizia ha fatto irruzione dalla finestra al secondo piano della Hamilton Hall e, dopo aver incontrato una certa resistenza, è riuscita a sgomberare tutti gli occupanti, arrestando un centinaio di persone. Il gruppo di manifestanti, descritto dall’Università come non affiliato all’ateneo, era guidato da elementi esterni che avevano orchestrato l’occupazione dell’edificio.
Il bilancio dell’operazione è di oltre 100 arresti tra i manifestanti, con accuse che vanno dalla violazione d’ingresso al vandalismo. La polizia ha negato di aver usato gas lacrimogeni, come invece sostenuto da alcuni attivisti sui social media. La Columbia University ha difeso il proprio operato, affermando che l’intervento della polizia era necessario per ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno del campus. L’ateneo ha respinto le accuse di eccessiva forza da parte degli agenti e ha sottolineato i danni arrecati all’edificio durante l’occupazione. A seguito dello sgombero, la presidente della Columbia University, Minouche Shafik, ha richiesto alla polizia di mantenere una presenza nel campus almeno fino al 17 maggio, due giorni dopo la cerimonia di laurea in programma per il 15 maggio con circa 15.000 studenti. La misura precauzionale è stata presa per scongiurare il rischio di nuove occupazioni e garantire il regolare svolgimento delle attività universitarie.
L’occupazione della Columbia University e il successivo sgombero si inseriscono in un più ampio movimento di protesta che ha coinvolto diverse università americane nelle ultime settimane: studenti e attivisti hanno organizzato manifestazioni, sit-in e occupazioni per esprimere solidarietà con la causa palestinese e condannare il conflitto in corso nella Striscia di Gaza. A Los Angeles sono stati segnalati scontri durante una protesta nel campus dell’Università della California: lo riferiscono le tv americane. I tafferugli sono scoppiati quando un gruppo di attivisti pro-Israele si è presentato al campus con l’intenzione di rimuovere il raduno filo palestinese, secondo quanto riferisce la Tv americana KTLA.