Mentre dalle piazze del Primo maggio i sindacati chiedono di fermare la “carneficina” sui luoghi di lavoro, l’Inail aggiorna i dati sugli incidenti mortali. Nel primo trimestre 2024 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state 191, cinque in meno rispetto alle 196 registrate nel primo trimestre 2023 (-2,6%) e 21 in meno sul 2019, ma 25 in più rispetto al 2020, segnato dalle chiusure legate alla pandemia, sei in più sul 2021 e due in più sul 2022. “Basta con il cordoglio di circostanza, abbiamo finito le lacrime, vogliamo fatti concreti. Al governo chiediamo di fare di più, di aumentare gli investimenti per le ispezioni, di superare le gare al massimo ribasso, i subappalti a cascata”, ha chiesto dalla manifestazione di Monfalcone Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil. “Va costruito insieme un grande accordo che spezzi questa lunga scia di sangue”, ha aggiunto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. La premier Giorgia Meloni, durante la sua diretta sui social, al tema non dedica neanche un pensiero. La ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone si limita a dire che “il nostro faro è il lavoro buono, stabile, sicuro, di qualità, che dà dignità alla persona”. In aprile ha deciso di rinviare a futuri decreti ministeriali l’estensione della patente a punti che entrerà in vigore da ottobre nei cantieri edilizi e altre questioni cruciali.
A livello nazionale i dati rilevati a marzo evidenziano per il primo trimestre 2024 un incremento rispetto al 2023 dei casi mortali avvenuti in occasione di lavoro, passati da 148 a 151, e un calo di quelli in itinere, da 48 a 40. La diminuzione ha riguardato la gestione Agricoltura (da 20 a 18) e il Conto Stato (da 8 a 4), mentre l’Industria e servizi passa da 168 a 169 denunce mortali. Dall’analisi territoriale emergono incrementi al Sud (da 31 a 41 denunce), nel Nord-Ovest (da 60 a 63) e nelle Isole (da 16 a 17), e cali nel Nord-Est (da 41 a 38) e al Centro (da 48 a 32). Tra le regioni con i maggiori incrementi si segnalano la Lombardia e la Puglia (+7 ciascuna), la provincia autonoma di Bolzano (+5) e la Calabria (+4), mentre per i cali più evidenti il Veneto (-13), il Piemonte (-7), il Lazio, le Marche e l’Umbria (-5 ciascuna).
Le denunce complessive di infortunio presentate all’Inail nei primi tre mesi sono state 145.130, in aumento dello 0,4% rispetto alle 144.586 del primo trimestre del 2023, del 12,8% rispetto a gennaio-marzo 2021 e del 10,9% rispetto a gennaio-marzo 2020. Diminuiscono del 7,9% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica, e del 25,2% rispetto al 2022.