Questo è un Primo Maggio di guerra. E non solo perché la guerra in Ucraina e il genocidio a Gaza ancora non hanno fine e sempre di più ci trascinano verso la terza guerra mondiale. Ma perché tutta la politica economica europea e italiana sono sempre più indirizzate verso l’economia di guerra, con costi umani sempre più duri e brutali. C’è la guerra vera e propria, e poi ci sono le guerre economico-sociali che l’alimentano e se ne alimentano.
La Ue, con il consenso del governo Meloni e di tutta la cosiddetta “ maggioranza Ursula”, cioè socialdemocratici, liberali, popolari, ha ripristinato il Patto di Stabilità sospeso per il Covid. Torna quindi l’austerità con tutta la sua portata devastante per ciò che resta dello stato sociale, la principale conquista europea che da decenni le élite del continente fanno il possibile per smantellare.
Per l’Italia il ritorno dell’austerità sarà ancora più pesante, perché porterà alla liquidazione definitiva della sanità pubblica e comporterà tagli drammatici ad ogni spesa sociale. L’autonomia differenziata che il Parlamento sta approvando è totalmente funzionale a questo massacro sociale. Essa infatti punta a trasformare il conflitto sulla spesa sociale in conflitto territoriale, così la guerra d’austerità diventerà guerra tra regioni, che le élite sperano di poter volgere a favore dei loro affari.
Mario Draghi, tra i peana della stampa e dei partiti liberaldemocratici, ha poi presentato un suo programma che unisce austerità economica e militarismo, spiegando che la Ue deve unirsi per la guerra al nemico esterno, la Russia, la Cina, il resto del mondo. Un progetto aggressivo e neo imperialista, che una volta sarebbe stato respinto dalle forze democratiche come una follia di estrema destra, e che invece oggi viene presentato come il massimo del progressismo.
Bel progresso: meno cure mediche e più armi, questa è la riconversione economica a rovescio dell’industria europea: dal civile al militare, come chiede l’amministratore delegato di Leonardo. Altro che svolta green, solo i Verdi tedeschi possono ancora mettere assieme le margherite e i carri armati senza vergogna e senza senso del ridicolo.
Contro i migranti la Ue ha deciso l’apartheid e i lager, possibilmente esternalizzati ad altri paesi in cambio di soldi. Così dopo gli accordi con la Turchia e la Libia ci sono stati quelli con Tunisia ed Egitto, accompagnati dagli abbracci tra Giorgia Meloni ed Ursula von der Leyen, che ha proclamato: decidiamo noi chi entra in Europa. Cioè entrano solo quelli che servono per il profitto, i nuovi schiavi di un colonialismo che ha invertito il senso di marcia dello spostamento delle persone, non gli scopi.
In Italia la guerra ai migranti vuol dire caporalato e sfruttamento. E se i lavoratori si ribellano allo schiavismo, come nella logistica, allora ci sono la violenza della polizia e l’intervento repressivo del stato. Ci sono procure della Repubblica che accusano di estorsione verso le povere aziende quei sindacalisti che fanno il loro dovere, organizzando gli scioperi per rivendicare sacrosanti diritti. La guerra al lavoro produce mediamente 1500 morti all’anno; e non c’è un solo padrone, manager, responsabile, che paghi davvero per la strage di lavoratori per profitto.
ll Ministro Nordio ha dichiarato che in Italia non c’è bisogno di una legge sugli omicidi sul lavoro, quando mai: va bene così. Del resto la Presidente del Consiglio ha dichiarato nel suo discorso di insediamento che il suo governo “non disturberà mai il fare”. Il liberismo e la centralità dell’impresa oggi sono il punto fermo dei governi reazionari. E non solo di quelli.
La guerra del precariato e dei licenziamenti, che ha sostituito il contratto con il ricatto: non ti va bene il lavoro? Allora te ne vai.
La guerra agli aumenti salariali che parte dal rifiuto del salario minimo. Per la Confindustria bisogna ancora aumentare la produttività del lavoro, sennò le imprese non avranno nulla da dare, una volta salvaguardati i profitti.
La guerra ai poveri, che il governo ha scatenato con la vergognosa campagna che ha portato all’abolizione del reddito di cittadinanza. Così finalmente i poveri dovranno accettare di lavorare per ottenere quei 500 euro al mese che prima avevano dallo stato. E chi non trova lavoro è un fannullone.
Ma ci rendiamo conto di quanto sia diventata normale e ben accetta la più brutale ideologia classista dello sfruttamento? Come ci si può stupire che in Europa cresca il neofascismo, quando la Ue sceglie la guerra e l’economia di guerra come cardini della sua politica? Ma davvero si può credere che se sulle scelte fondamentali si fanno politiche di estrema destra, poi saranno rose e fiori per la democrazia e la libertà?
Oggi c’è un liberal-fascismo che sta prendendo il potere in Europa. Le vesti della democrazia vengono formalmente mantenute e mostrate al mondo, ma in realtà la democrazia come eguaglianza e giustizia sociale non c’è più. Guerra e austerità assieme sostengono la spinta reazionaria in Europa e il governo Meloni in Italia.
Questo Primo Maggio dovrà servire a svegliare la coscienza assopita del paese, così come è stato il 25 aprile. E poi la lotta contro la guerra, il governo della guerra, l’economia di guerra, dovrà sempre più crescere e affermarsi.