Ogni giorno i baldi cortigiani della moderna “Maga Circe” seduta a Palazzo Chigi ci fanno sentire, in tutti i tg Rai, sperticate lodi sul Buon Governo dei Fratelli d’Italia che trasformerà in breve tempo il carrozzone politico lasciato dalle “sinistre” in un rompighiaccio capace di solcare le onde di tutti i mari.
I primi risultati già si vedono: l’indice del Pil è in costante crescita da quando c’è lei al timone, e ci colloca costantemente davanti alla Germania, che da decenni era considerata la locomotiva d’Europa. Ma il vero capolavoro del nostro governo (dicono loro) è l’incremento delle entrate fiscali, solo in parte dovuto all’incremento del Pil e dei conseguenti posti di lavoro creati (in gran parte “posto fisso”!).
Ma questo è solo l’inizio! (pensano). Quando avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi annunciati, con l’Autonomia differenziata e soprattutto col premierato forte – in cui la nostra prodigiosa guida non si fermerà ai soli risultati politici ed economici di casa nostra, ma potrà allargarsi anche alla nostra aumentata influenza su tutta Europa – allora sì che potremo dire di aver finito il rodaggio e potremo cominciare a correre, tutti insieme, per far ripartire l’intera Europa.
A questo punto molti lettori si chiederanno se sono loro che sognano ad occhi aperti, o se sono io ad aver avuto le traveggole giudicando in questo modo iper ottimistico il progetto politico della coalizione al governo, guidata dalla giovane e intraprendente Giorgia, prima donna che guida l’Italia con piglio popolare e partecipazione allargata. La loro unanime sicurezza nel poter raggiungere davvero questi obiettivi fa scartare subito l’ipotesi che possa trattarsi solo di una mia esagerata ipotesi.
Cominciamo allora a guardare più da vicino le tappe della nostra formidabile condottiera (che probabilmente troverà anche qualche scoglio non previsto nel tracciato della sua navigazione). Prima di tutto bisogna subito accantonare il dubbio che lei voglia ricalcare le gesta del primo Mussolini. Il Benito prima maniera era un socialista che sperava di conquistare folle pronte a seguirlo nonostante politiche… beh, diciamolo!, autoritarie e violente ma ideologicamente “sociali”. Di questo, nel progetto della Meloni, non c’è la minima traccia.
Comunque, vista da chi ha votato a destra, la Meloni sta “pazientemente” cercando di rimettere in carreggiata un paese che già zoppicava sotto la guida dei Prodi e Berlusconi, ma ha letteralmente perso la bussola con l’arrivo dei comici dell’era Grillo. La sua medicina però, per ora, anche senza usare l’epiteto tanto caro al Grillo, è sostanzialmente da iscriversi nella stessa categoria “popolar-mediatica” scelta dal comico, che però sapeva ancora usare benissimo (da artista di alto livello qual è) la piazza. Lei, potendolo fare col suo potere esecutivo appena acquisito e non contrastato a sufficienza, preferisce invece, quando è in Italia, usare le sue sparate propagandistiche (quasi a reti unite!) che non sono certamente rivolte agli intellettuali d’Italia, usando però la stessa asprezza e foga oratoria del comico ligure.
A differenza del Grillo saggio però, in fatto di consuetudine alla sincerità, lei somiglia molto di più a Pinocchio. Usa infatti in toto le tecniche del Berlusconi quando fa annunciare in pompa magna alle “sue” televisioni i regali ai poveri (dicendo che attualmente non si può fare di più). O quando vanta su tutti i “suoi” canali tv la continua crescita del Pil e delle entrate fiscali. Ecco come funziona nella realtà macroeconomica questa timida “crescita”:
– La Russia è (era) il maggiore esportatore di gas metano in Europa;
– Nel febbraio 2022 la Russia scatena senza preavviso una guerra invadendo parte dell’Ucraina;
– I prezzi del gas in Europa schizzano subito alle stelle (non essendo immediatamente e a parità di prezzo possibile trovare fornitori alternativi);
– L’inflazione sul gas metano contagia presto tutta l’Europa (e si propaga a tutti i prezzi, che crescono rapidamente anche per motivi estranei a quello del gas);
– Tutte le categorie che possono farlo seguono la curva dei prezzi e si adeguano in fretta. Alcuni (banche e speculatori vari) non solo non perdono ma guadagnano soldi a palate;
– Tutte le categorie del reddito fisso e dei pensionati invece restano al palo e perdono sul potere di acquisto almeno due o tre volte quello che è l’indice ufficiale indicato per l’inflazione. I minimi aumenti concessi dal governo non solo non recuperano (nemmeno in tempi lunghi) la perdita, ma non tengono nemmeno conto dei nuovi livelli di reddito che, non rivalutati coerentemente col minor potere d’acquisto, portano molti salariati anziani o pensionati a venire esclusi da molte fasce di esenzione o riduzione dei ticket sulle cure mediche e i medicinali. Come volete chiamare questa esclusione se non “tassa sull’inflazione”?