Un nuovo scambio, questa volta scritto, infiamma i rapporti tra la commissione Antimafia e Michele Emiliano. Nei giorni scorsi il governatore della Puglia aveva scritto a Palazzo San Macuto, chiedendo di posticipare la sua audizione sulle ultime vicende giudiziarie che hanno riguardato alcuni esponenti della sua maggioranza. “Per evitare che si sovrapponga alla discussione sulla sfiducia in consiglio regionale”, scriveva Emiliano, che però non ha convinto l’Antimafia. La commissione, infatti, l’ha convocato per il 2 maggio. A quel punto il governatore aveva di nuovo scritto a Palazzo San Macuto, spiegando di poter essere sentito solo a partire dal 1o maggio, sempre “a patto che si sia concluso con il voto il dibattito sulla fiducia richiesto dal centrodestra”. Emiliano ha anche indicato come “causa di legittimo impedimento” la convocazione della Conferenza delle Regioni e la Conferenza Unificata convocata dal ministro Roberto Calderoli, prevista proprio per il 2 maggio.

Palazzo San Macuto ha dunque sconvocato l’audizione e deciderà oggi una nuova data in cui ascoltare Emiliano. Nel frattempo, però, la presidente della Commissione Chiara Colosimo ha scritto al governatore: “Entrambi conosciamo le liturgie politiche e sappiamo che alla Conferenza dei presidenti delle Regioni si può mandare un delegato in propria vece. Quindi prendo atto che semplicemente lei intende scegliere la data della sua audizione compatibilmente con le sue esigenze politiche. Contrariamente a quanto afferma, lei non è, in realtà, disponibile ad essere audito dalla commissione parlamentare antimafia. Infatti, come correttamente lei mi ha scritto, la stessa procede alle indagini con gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria e volendo con le stesse modalità”, si legge nella lettera inviata dalla presidente di Palazzo San Macuto al presidente della Puglia. Un passaggio che sottolinea come l’audizione davanti alla commissione equivalga a una convocazione da parte di una procura o di un tribunale.

Anche questa volta Emiliano ha replicato con una sua missiva: “Il mio diritto di partecipazione alla Conferenza delle regioni che si svolgerà lo stesso 2 maggio non è una liturgia politica ma è un dovere istituzionale, a maggior ragione perché svolgo il ruolo di vice presidente della Conferenza delle regioni, il che vuol dire che in casi di impedimento del presidente Fedriga ho il diritto e dovere addirittura di presiedere tale importante consesso”, scrive Emiliano, replicando a Colosimo. Il governatore ha poi negato di voler di scegliere la data compatibilmente con le sua esigenze politiche: “Le assicuro che, se questa fosse stata la mia volontà, mi sarei limitato a indicarle una data in cui ero disponibile ad essere audito anziché dirle che sono a disposizione della commissione dal 10 al 30 maggio in ogni momento”.

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