Primo bilancio in perdita in 24 anni per il colosso del gas russo Gazprom, controllato dal Cremlino. Il rosso è di 6,8 miliardi di dollari, a fronte di utili per 21 miliardi del 2022. Pesa soprattutto il deciso calo dei prezzi del gas che nel 2022 era arrivato ad essere venduto ad oltre 300 euro al megawatt/ora per poi ritornare gradualmente su valori più “normali”, oggi è intorno ai 30 euro. Non è stato di aiuto al gruppo russo un inverno relativamente mite ma ha inciso anche la riduzione dei flussi verso l’Europa in conseguenza delle sanzioni. Il gas, a differenza del petrolio trasportato per lo più via mare, è più difficile da dirottare verso altri clienti, stante l’uso di gasdotti.

Gazprom si attende però una ripresa di ricavi (+ 18%) e profitti una volta che sarà pienamente operativo il raddoppio del gasdotto verso la Cina. I ricavi del gas sono diminuiti del 40% mentre gli introiti delle attività petrolifere sono saliti del 6,7% mentre le vendite nel settore dei servizi energetici sono aumentate dell’8,8%. Gli investimenti previsti dal gruppo Gazprom quest’anno ammonteranno a 2,57 trilioni di rubli. Si tratta di un calo di quasi il 16% rispetto ai piani per il 2023. Prima dell’invasione dell’Ucraina lo Stato russo incassava dalla vendita di gas all’estero circa 50 miliardi di dollari mentre la vendita di petrolio garantiva introiti per 198 miliardi. La Russia è il 7mo paese al mondo per riserve di petrolio e il primo per riserve di gas.

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