La Russia non può sfondare la linea del fronte ucraino, a costo di impedirlo inviando militari Nato. La preoccupazione per quella che nelle prossime settimane potrebbe trasformarsi in una nuova avanzata russa non preoccupa solo Kiev, che ha iniziato a ricevere i primi rifornimenti di armi dagli Stati Uniti dopo l’approvazione dell’ultimo pacchetto di aiuti da circa 60 miliardi di dollari. Il timore che gli uomini di Vladimir Putin possano dilagare è presente anche all’Eliseo, tanto che, mentre Mosca ha raso al suolo la cittadina di Chasiv Yar, uno degli obiettivi della sua lenta avanzata, e conquistato il villaggio di Berdichy, sempre nella zona di Avdiivka, il presidente Emmanuel Macron torna a prospettare il coinvolgimento diretto di militari europei nel conflitto: “Se i russi dovessero sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina – ha detto in un’intervista all’Economist – dovremmo legittimamente porci la domanda” se inviare soldati europei. “Escluderlo a priori non significa imparare la lezione degli ultimi due anni”, quando i Paesi della Nato avevano inizialmente escluso l’invio di carri armati e aerei all’Ucraina prima di cambiare idea, ha aggiunto. Non si è dovuto attendere molto, però, per sentire l’ammissione di Kiev di un crollo sul proprio fronte: “La situazione è tale che il nemico è riuscito a sfondare in questo insediamento (Ocheretiny, ndr). Una parte, sotto controllo nemico, è sotto il nostro controllo di fuoco. Stiamo adottando misure per scacciarli da lì. Sono in corso pesanti combattimenti, le Forze armate ucraine stanno controllando la situazione”, ha riferito in tv il portavoce del comando militare Khortytsia Nazar Voloshyn citato da Rbc-Ukraine.
Il capo dello Stato francese non ha fatto altro che riproporre un’idea che aveva già presentato il 26 febbraio scorso, al termine della Conferenza di Parigi sull’Ucraina. In quel caso, però, la situazione sul campo aveva appena iniziato a smuoversi e i russi non avevano ancora sfondato punti del fronte ucraino. Anche questa volta, comunque, le dichiarazioni di Macron hanno provocato la reazione di Mosca, nello specifico della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, secondo cui le parole hanno “a che fare con i giorni della settimana, questo è il suo ciclo“, ha detto riferendosi al capo dell’Eliseo.
L’AVANZATA RUSSA – Ciò che racconta il campo di battaglia è proprio una graduale, lenta, ma costante avanzata dell’esercito russo che, col passare dei mesi, inizia a beneficiare delle maggiori disponibilità militari e di effettivi rispetto a Kiev, con gli aiuti occidentali che sono sempre meno frequenti e difficili da sbloccare. Proprio giovedì le forze russe hanno conquistato il villaggio di Berdichy che, a loro parere, si trova su una strada strategica per il rifornimento delle truppe ucraine nel Donbass. La logistica delle forze di Kiev nella regione risulta pertanto ora seriamente ostacolata e per i russi dovrebbe essere possibile avanzare fino al fiume Volchya, lungo il quale è schierata una delle principali linee di difesa ucraine.
CHASIV YAR CARBONIZZATA – A una sorte simile sembra destinata anche l’altra cittadina finita nel mirino dei militari della Federazione dopo la conquista di Avdiivka, ossia Chasiv Yar. Un filmato ripreso da un drone e pubblicato dall’agenzia internazionale Associated Press mostra la piccola città completamente rasa al suolo dopo mesi di bombardamenti incessanti. Tra le grigie macerie delle case e dei palazzi, rimane per ora incolume la piccola cupola dorata di una chiesa, anch’essa comunque danneggiata. Tutto intorno solo fumo, polvere e macerie, in una città dall’aspetto ormai spettrale: dei suoi 12.500 abitanti, ormai, non è rimasto quasi nessuno. “La distruzione mostra la tattica della terra bruciata che la Russia ha utilizzato durante più di due anni di guerra”, scrive Ap. Conquistare Chasiv Yar darebbe all’esercito russo il controllo di una collina da cui attaccare la spina dorsale delle difese orientali ucraine, gettando le basi per un’offensiva ancora più pesante.
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“MOSCA USA ARMI CHIMICHE IN UCRAINA” – Il Dipartimento di Stato Usa ha pubblicato una nota in cui accusa la Russia di aver violato la Convenzione Onu sull’uso delle armi chimiche, utilizzando la cloropicrina, un agente chimico soffocante, contro le forze ucraine. Più in generale, afferma Washington, le sostanze antisommossa vengono utilizzate dall’esercito di Vladimir Putin “come metodo di guerra”. “L’uso di tali sostanze chimiche”, viene riferito, “non è un episodio isolato ed è probabilmente dovuto all’intenzione delle forze russe di rimuovere le forze ucraine dalle posizioni fortificate e ottenere vantaggi tattici sul campo di battaglia”. Gli Stati Uniti, viene ricordato, stanno sanzionando più di 280 individui ed entità per imporre costi aggiuntivi alla Russia sia per la sua aggressione straniera che per la repressione interna. La risposta di Mosca arriva attraverso l’ambasciatore negli Stati Uniti Anatoly Antonov, che definisce le accuse “odiose e infondate“: “È come se Washington non capisse che la Russia e i russi non possono lasciarsi intimidire dalle loro decisioni”, afferma, accusando gli Usa di “prendere di mira le aziende nazionali dell’alta tecnologia, dei trasporti e dell’energia, con l’obiettivo di eliminare la concorrenza dal mercato”.
Intanto proseguono gli attacchi anche sulle altre città: almeno 14 persone sono rimaste ferite da un bombardamento missilistico avvenuto mercoledì sera a Odessa, nell’Ucraina meridionale. Dall’altro lato, i sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto durante la notte 12 droni ucraini sulle regioni di Bryansk, Kursk, Belgorod, Rostov e sul territorio di Krasnodar. In mattinata, inoltre, Kiev – attraverso il portavoce dell’intelligence militare Andry Chernyak – ha accusato l’esercito di Mosca di aver lanciato droni kamikaze dal territorio della centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata, approfittando del fatto che le forze ucraine non possono rispondere al fuoco per evitare un incidente. Le truppe russe, viene spiegato, hanno attrezzato le rampe di lancio per i droni proprio accanto al sesto reattore della centrale.