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Travaglio a La7: “Da Meloni tripla truffa elettorale, chi vota viene trattato come baluba con l’anello al naso. Mi auguro che si ribelli”

“Io e Giorgia Meloni abbiamo questa particolarità in comune: un soprannome che è uguale al nome. Una cosa rarissima, forse unica al mondo”. È la risposta ironica che il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio dà a Lilli Gruber nella trasmissione Otto e mezzo (La7) sul suo editoriale del 30 aprile, che reca il titolo “Giorgia detta Giorgia” e la firma “Marco detto Marco”.

Travaglio spiega: “La mia era una battuta per cercare di sottolineare la tripla truffa elettorale di cui gli italiani sono vittime. La prima truffa elettorale è condivisa da Giorgia Meloni con Elly Schlein, con Antonio Tajani e con Carlo Calenda, perché sono tutti parlamentari che non lasceranno il Parlamento italiano per andare al Parlamento europeo. Quindi, nel caso della Meloni, l’elettore che sulla scheda scrive Giorgia Meloni o Giorgio Meloni o Giorgia o quel cavolo che gli pare ha già la certezza matematica che quel nome è una truffa“.

E continua: “La seconda truffa elettorale è che ‘Giorgia detta Giorgia’ è anche primo ministro e in Europa non esistono primi ministri che si candidano alle europee, perché altrimenti dovrebbero smettere di fare i primi ministri. Visto che in Europa a nessuno mai verrebbe in mente di candidarsi a un posto che non andranno a occupare e per giunta fanno i primi ministri (peggio mi sento quando sono parlamentari come la Meloni), a maggior ragione non si candidano”.

La terza ‘truffettina’ di Giorgia Meloni – aggiunge Travaglio – riguarda persone quasi decerebrate, credo, perché mi chiedo: che idea ha la Meloni dei suoi elettori se pensa che non siano in grado di scrivere per intero il suo nome e il suo cognome? Insomma, è una tripla truffa elettorale. Io mi auguro che gli elettori si ribellino sia alla truffa tripla della Meloni, sia a quelle singole di Schlein, di Calenda e di Tajani, perché vengono davvero trattati come dei baluba con l’anello al naso“.

Circa Matteo Renzi, infine, il direttore del Fatto chiosa: “Su di lui sospendo il giudizio perché, tra quelli che si sono candidati avendo il seggio sotto le terga, è stato l’unico a dire che lascerà il Parlamento in caso di sua elezione alle europee. Vedremo se sarà di parola, sarebbe la prima volta”.