“Ma cosa vuoi che sia .. è solo una battuta”, “Noi uomini non possiamo più nemmeno provarci”, “Non si può più dire una parola ad una donna”, “Poveri uomini, non possono più fare un complimento senza ricevere una denuncia” ,”Se alla mia età ricevo attenzioni non posso che essere contenta”. Quando una donna subisce violenza non ride e non prova gratitudine tantomeno si sente gratificata. Quando una donna viene aggredita anche solo verbalmente, ne esce umiliata, spaventata, arrabbiata.
Il video pubblicato dall’influencer spagnola, Angela Cánovas, è drammatico e mostra come si senta una donna dopo aver subìto auna aggressione sessuale. Sono situazioni che migliaia di donne vivono ogni giorno, sui mezzi pubblici, sulle strade o mentre vanno a correre al parco e improvvisamente diventano un bersaglio. Qualunque reazione può esporle a rischio, ignorare l’aggressore può suscitare rabbia, rispondere con gentilezza nel tentativo di rabbonire, significa subire un’interlocuzione che non si desidera, rispondere male può portare a reazioni violente. Quando accade, tutte trattengono il respiro sperando che il molestatore si stanchi e si allontani.
Le strategie adottate sono tante ma sono solo escamotage per non lasciarsi invadere dalla paura. Alcune stringono le chiavi dell’auto pensando, nel caso si metta male, di usarle come arma di difesa; altre prendono il cellulare e telefonano a qualcuno, altre ancora, affrettano il passo. Sono micro aggressioni che tendiamo a sottovalutare quando non si concludono con una violenza sessuale e fisica, eppure non sono affatto trascurabili. Una donna può fare questo tipo di esperienza più di una volta nelle propria vita, subendo traumi con conseguenze psicologiche a medio e lungo termine: ansia, insicurezza, perdita di fiducia in se stessa. Questo è ciò che può accadere da un punto di vista psicologico condizionando le scelte future con strategie di evitamento.
Le vittime possono evitare di uscire nell’orario in cui è avvenuta la molestia o allungare il percorso abituale per andare al lavoro per evitare una zona della città dove è stata aggredita. Se la molestia è avvenuta su un autobus o la metropolitana, potrebbe evitare spostarsi su quel mezzo pubblico. Nel libro Invisibili, l’autrice Caroline Criado Perez, analizza in maniera molto efficace ed esaustiva, le ricadute sulla vita delle donne di discriminazioni e violenze ma sono conseguenze che si riflettono anche sull’intera società anche in termini di costi. Mettendo in evidenza come la questione dei diritti delle donne e della violenza siano di interesse sociale, il libro indaga anche il fenomeno delle molestie sessuali e non c’è luogo che ne sia immune, avvengono persino sugli aerei di linea.
L’idea che sia sufficiente evitare la frequentazione di luoghi isolati o gli orari notturni implica una riduzione delle possibilità di scelta su come condurre la propria giornata e quindi la propria vita. In poche parole determina una riduzione della libertà delle donne.
Save the children, qualche anno, fa commissionò una ricerca indagando in particolar modo le molestie sessuali nei conftonti di ragazze giovanissime: “Tra le ragazze il 70% dichiara di aver subito molestie nei luoghi pubblici e apprezzamenti sessuali e al 64% di loro è capitato di sentirsi a disagio per commenti o avance da parte di un adulto di riferimento. Ancora poche quelle che denunciano le molestie, sia per paura della reazione (29%) che per vergogna (21%). Anche il mondo virtuale restituisce uno scenario in cui il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti online a contenuti che giustificano la violenza contro le donne, con una forbice che si allarga dal 31% dei maschi al 48% delle femmine”. Ma si tratta di un fenomeno che colpisce anche le donne adulte.
Una cosa che ripetiamo da anni, e che è opportuno ricordare, è che l’attrazione sessuale o il desiderio sessuale non c’entrano nulla con le molestie sessuali. Durante un incontro pubblico, qualche anno fa, Michela Murgia spiegò molto bene come le donne si sentono quando sono oggetto di aggressioni o attenzioni non richieste da parte degli uomini. Raccontò la sua partecipazione ad un esperimento durante un laboratorio Drag King che consentiva alle donne di vivere lo spazio pubblico vestendo i panni di un uomo. Alla fine di un accurato travestimento, durato sei ore, le organizzatrici del laboratorio invitarono Michela Murgia e le altre donne che si erano travestite, a frequentare luoghi che erano solite evitare. Murgia scelse di andare nel sottopasso della stazione di Roma.
Così raccontò la sua esperienza: “Mi accorgo appena arrivo sotto, come se ci fosse un altro piano dell’esistenza dove tutto è possibile. Sopra, tutti possono vedere ma sotto, la città è più insicura perché c’è anche un livello psicologico nell’andare sotto il livello della strada. Passare sotto, vestita come un maschio e proiettando una identità maschile in un luogo pubblico, mi fece scoprire il super potere dell’invisibilità, camminavo e gli altri maschi non mi guardavano, mi fermavo e non mi vedevano. Mi sono sentita improvvisamente protetta“.
La questione della diversa percezione che donne e uomini hanno nel muoversi nello spazio pubblico è una questione politica che fa riflettere sulle disparità di potere tra uomini e donne. Aggredire, apostrofare una donna per strada che non vuole interloquire, fare allusioni volgari e sessuali sono forme di esercizio di potere, così come lo è il risultato di queste azioni: suscitare la paura nelle donne. Mi chiedo per quanto tempo le donne debbano continuare a convivere con la paura. Consiglio di vedere il video di Angela Cànovas e quello di Michela Murgia.
@nadiesdaa