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Capo Plaza a FqMagazine: “Nonostante il successo il mio cellulare spesso non squilla. Non è tutto oro quello che luccica. Baby Gang? Non ne parlo”

Nell'album "Ferite" si parla di cicatrici fisiche e interiori, una analisi intima che spiazza

di Andrea Conti
Capo Plaza a FqMagazine: “Nonostante il successo il mio cellulare spesso non squilla. Non è tutto oro quello che luccica. Baby Gang? Non ne parlo”

“Voglio essere più forte del mio lavoro”. Con questa brevissima frase efficace – detta dallo stesso Capo Plaza – si potrebbe sintetizzare l’anima che muove il nuovo album “Ferite”, che arriva a tre anni di distanza da “Plaza”. Un disco di 17 brani ricco sia nei contenuti che nella produzione, specie quando si allarga a mondi apparentemente lontani da quelli di Luca D’Orso, questo il suo vero nome. In particolare “No Drama” con Mahmood (“uno dei pezzi di cui sono più fiero”) e “Memories” con Annalisa (“ è una delle voci che apprezzo di più di Italia”) aprono nuove prospettive al percorso artistico di Capo Plaza.

Ci sono anche altri brani degni di attenzione come “Ancora qua” con Tedua e “Oh Amore” che rimane impressa al primo ascolto. Per la produzione, oltre ad Ava, sono presenti anche Michelangelo, Merk&Kremont, Night Skinny, per citarne alcuni. Nel disco si parla di ferite fisiche e interiori, una analisi intima e inedita che spiazza nonostante Capo Plaza abbia alle spalle 61 dischi di Platino e 30 Oro.

È per questo che hai voluto far vedere le tue ferite sin dalla copertina?
È un concept forte. Ho voluto questa immagine chiara perché il progetto include liriche abbastanza personali. Le ferite sono visibili dietro la schiena e si possono interpretare sia dal punto di vista metaforico che fisico. Nonostante le ferite e poi le relative cicatrici, io sono sempre lì, fermo e solido. Sto ancora in piedi nonostante tutto.

Ci si può convivere con le ferite?
Secondo me sì. In qualche modo aiutano anche a prendere consapevolezza di te stesso. Le ferite rimangono sempre, ti rimangono addosso e ti fanno essere la persona che sei. Nel vivere il dolore sta ad ognuno di noi affondare nella sofferenza o cercare di prenderla in maniera positiva e cercare di superarlo per migliorarsi.

In cosa consiste questa nuova consapevolezza?
La musica è stata una salvezza per me. Il mio sfogo. C’è chi fa sport e chi fa altro per sfogarsi, ma io ho usato le canzoni. Come dicevo, oggi sono più consapevole, mi sento più maturo. Ho 26 anni e mi sono aperto ad altre cose e visioni del mondo.

Nei tuoi album precedenti hai parlato anche delle tue insicurezze. Come va oggi?
È una lotta che faccio tutti i giorni. I terapisti non mi hanno aiutato, mi hanno più aiutato le persone vicine a me, a parlarmi e a capirmi. Ma oggi va meglio, sono più consapevole.

Hai oltre 2 milioni di follower e sei popolare. Soffri mai la solitudine?
Può essere nociva ma anche positiva. Nella canzone invito ad ascoltare l’altro. Indipendentemente se dietro c’è del buono, del cattivo, il fango. Insomma Non è tutto oro quello che luccica. I soldi ti fanno sentire anche molto solo. Essere stramilionario è una cosa che ti può rafforzare o ti buttare a terra. Ognuno di noi ha le sue difficoltà.

In “Sottovuoto” parli di persone che ti sono state vicino. Soffri la solitudine?
Può essere nociva ma anche positiva. Nella canzone invito ad ascoltare l’altro. Indipendentemente se dietro c’è del buono, del cattivo, il fango. Insomma i soldi ti fanno sentire anche molto solo. Essere stra-milionario è una cosa che ti può rafforzare o buttare a terra.

Ti fidi degli altri?
Sì e no. Ma non mi chiudo a riccio, cerco di capire di chi mi posso fidare. Vivo la situazione.

Da dove viene la forza di andare avanti, nonostante tutto?
Credo che la forza di andare avanti sia derivata dalla mia libertà e dal fatto di essere circondato da persone che credono e credevano in me. Tralasciamo il fatto che, oggi, molte di queste persone non sono più con me, ma in quel momento è stato importante averli. Non mi sarei mai aspettato di arrivare dove sono arrivato, sono sincero.

Hai mai pensato a un piano B?
Mi sono diplomato con l’intenzione di usare l’attestato per andare poi a lavorare. Qualora, appunto, il rap non avesse ingranato.

I tuoi vecchi compagni di strada che scelte hanno fatto?
Vivevamo in situazioni difficili. Specie al Sud nei quartieri popolari è facile che ci si divida per strade totalmente opposte: c’è chi è diventato un criminale, chi un dottore… Chi si è lanciato nella musica.

A proposito di situazioni difficili di Baby Gang, con cui hai collaborato in “Ma chérie” nel 2021, cosa pensi?
Niente. Non ho più rapporti con lui. Ognuno è libero di fare quello che vuole. È la sua vita.

Ho toccato un nervo scoperto?
Mmm (annuisce, ndr).

“Mi riempi di chiamate” parla di una fidanzata ossessiva. Sarà contenta Gaia, la tua fidanzata…
Ma no! In realtà racconto una storia che ho vissuto sulla mia pelle tanti anni fa. Stare al fianco di un’artista è difficile. Ci sono orari sballati, si sta in studio, c’è la promozione. Se squilla il telefono magari non rispondo perché sto lavorando e non perché sto facendo chissà cosa. Ci sono tanti pregiudizi nei confronti dei rapper. Questo brano è uno storytelling che parla di una relazione tossica. Una situazione che molti, forse, avranno vissuto.

Insomma Gaia è fuori da questo ritratto?
Assolutamente. Stiamo benissimo insieme!

Capo Plaza sarà in tour nei maggiori festival italiani da luglio e poi il grande evento al Forum di Assago il primo febbraio 2025.

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