Sogna Silvio Berlusconi “quasi tutte le notti” e parlando delle indagini in corso nei suoi confronti afferma che i magistrati “non hanno elementi”: è “una persecuzione” basata solo sulla “cattiveria”. Marcello Dell’Utri parla così in un’intervista a il Giornale, lo fa praticamente senza domande che possano incalzarlo sui temi controversi e sui fatfi già accertati dalla magistratura. L’ex senatore e braccio destro di Berlusconi si dice certo che i quasi 11 milioni di euro sequestrati a lui e alla moglie “me li ridaranno. Però dopo che sono morto“. Qualche riferimento alla malattia e alle cure (che lo lasciano “molto debole”) ma non entra nel merito delle accuse dei magistrati (affermando solo che accusarlo “per le stragi” è “una follia, è spaventoso”) e cita la “generosità” di Silvio Berlusconi che aumentava anche lo stipendio al cameriere beccato a rubare in casa sua: questo a conferma che l’amico di una vita non era “generoso” solo con lui. Il cofondatore di Forza Italia si dice anche sicuro che la Corte di Strasburgo annullerà la sua condanna passata in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa: “È un reato che non esiste“, sottolinea.

Le recenti accuse mosse dalla Procura di Firenze (che hanno portato al sequestro di 10,8 milioni di euro a lui e alla moglie Miranda Ratti) sono solo “una inutile ingiuria. Non conoscono né me, né Berlusconi”, sottolinea Marcello Dell’Utri. Il riferimento è ai magistrati fiorentini che hanno chiuso le indagini relative al filone dell’inchiesta sul patrimonio dell’ex manager di Forza Italia parlando apertamente di soldi serviti per comprare il silenzio sulle stragi: “Con l’aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell’Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell’Utri, sino al momento del suo decesso avvenuto in epoca successiva all’ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest’ultimo il quantum percepito da Dell’Utri per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi“, scrivono i pm.

Così ci pensa Dell’Utri oggi a raccontare chi era Berlusconi, quel “generoso” imprenditore che nel 1974 invece di licenziare (come chiedeva la moglie) il cameriere slavo “colto con le mani nel sacco” chiese quanto veniva pagato: “Troppo poco, certo che poi ruba. Aumentiamogli la paga”, racconta citando le parole di Berlusconi. Un aneddoto utile a descrivere la figura del Cavaliere: “Era un generoso, capiva le debolezze degli altri, e nessuno sa quante persone ha aiutato. Lei non ha idea di quante persone ricevevano un mensile da lui“, sottolinea l’ex senatore.

Due amici “accomunati nelle false accuse. Nelle false testimonianze”. Perseguitati da magistrati che “non hanno elementi” ma che “vogliono dimostrare di avere i muscoli per vincere” e che “neanche la morte di Berlusconi li ha fermati“. Non rimpiange nulla del passato ed è pronto a riscriverlo aspettando che la Corte di Strasburgo annulli la condanna per concorso esterno: un reato che, incalza, “nessun giurista straniero capisce cosa voglia dire”. Del carcere racconta che “è stato un incubo” ma, sottolinea, che “rispetto a quello che fanno adesso era quasi meglio quando stavo in galera“. Così il “perseguitato” dalla giustizia Dell’Utri ricorda l’amico storico: “Lo sogno quasi tutte le notti. Un po’ lo sogno da vecchio, a volte da giovane. Mi manca moltissimo. Era un grande conforto”.

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