La storia di Guerrina Piscaglia è un cold case: secondo la giustizia italiana, è stata strangolata da padre Gratien Alabi Kumbayo, un ex monaco di origine congolese dell'Ordine dei Premostratensi, che ora sta scontando una condanna di 25 anni di carcere. Il suo corpo, però, non è mai stato ritrovato
Mirko Alessandrini, 55 anni, con gli occhi lucidi di dolore e la voce commossa, torna a parlare di un capitolo oscuro della sua vita, un dolore che ha segnato i suoi giorni. Lo fa con il Corriere della Sera, affiancato dal suo avvocato, in occasione dell’anniversario della scomparsa di sua moglie Guerrina Piscaglia, sparita nel nulla il 1° maggio del 2014 e mai più ritrovata. “Spero un giorno di poter pregare sulla tomba di mia moglie“, confessa con un nodo alla gola.
La storia di Guerrina Piscaglia è uno dei tanti cold case del nostro Paese, un giallo che ancora non ha trovato piena soluzione: secondo la giustizia italiana, è stata strangolata da padre Gratien Alabi Kumbayo, un ex monaco di origine congolese dell’Ordine dei Premostratensi, che ora sta scontando una condanna di 25 anni di carcere. Il suo corpo, però, non è mai stato ritrovato e per Mirko e il suo avvocato, Nicola Detti, la ricerca di giustizia non è ancora finita. Anche perché è ancora in corso il processo in sede civile, in cui il legale ha chiesto alla diocesi di Arezzo un milione di euro di risarcimento. “Siamo certi che la diocesi abbia delle responsabilità. Non dirette, ovviamente, ma gravi. Le responsabilità civili ora devono essere riconosciute”, spiega Alessandrini.
Quali sono? “Non aver vigilato. Il delitto, come riconosciuto anche dalla Cassazione, è avvenuto all’interno o nelle immediate vicinanze della canonica. I vertici religiosi sapevano quale fosse la natura di padre Gratien“. La natura della relazione tra Guerrina e padre Gratien era al centro delle indagini e oggi Mirko rivela: “Aveva da tempo una relazione morbosa con Guerrina. Uno strano amore, perché il prete frequentava continuamente prostitute”. Questa relazione tossica è stata al centro della decisione di coinvolgere la diocesi di Arezzo-Cortona Sansepolcro e l’Ordine dei padri Premostratensi a Roma nella causa civile “perché sono stati loro a dare l’incarico a quel prete e gli hanno affidato una funzione liturgica”.
Mirko ricorda con dolore i momenti trascorsi dopo la scomparsa di Guerrina e il processo che ha portato alla condanna del sacerdote: “Se penso ancora che sia viva? L’ho creduto sino alla sentenza di primo grado. Poi ho capito con grande dolore che non sarebbe più tornata a casa con me e nostro figlio”, confessa. E chiude ad ogni ipotesi di suicidio: “Impossibile. Guerrina era una casalinga amorevole. Non avrebbe mai lasciato nostro figlio per fuggire o farla finita. E poi c’è la relazione tossica con il suo assassino. Che sia stato lui ad ucciderla non ci sono più dubbi. Non ho mai avuto altre donne dopo di lei. Sento ancora la mancanza di Guerrina. Ho passato momenti terribili, bevevo anche se per fortuna da tempo sono uscito dal baratro”. Nonostante il dolore e la perdita, la sua determinazione a cercare la verità e a ottenere giustizia per la sua amata Guerrina è inarrestabile: “Adesso aspettiamo la piena giustizia”, conclude, con gli occhi pieni di determinazione.