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I dieci anni dimenticati dell’incendio di Odessa: quel rogo è all’origine della guerra in Ucraina

Ieri è stato il decimo anniversario del rogo di Odessa. Questa notizia è quasi scomparsa nei giornali mainstream o al massimo derubricato ad incidente. Si tratta invece di una notizia importante, che dovrebbe avere il suo posto nella comunicazione pubblica per due ragioni. Innanzitutto perché morirono decine e decine di persone, la maggioranza arse vive, impossibilitate ad uscire dalla casa dei sindacati presidiata dai mazzieri nazisti che avevano appiccato il fuoco. In secondo luogo perché, con ogni evidenza, quel rogo è all’origine dell’attuale conflitto in Ucraina.

Nei primi mesi del 2014 in Ucraina vi fu infatti l’insurrezione di Piazza Maidan che dette luogo alla cacciata del presidente legittimo dell’Ucraina – filo russo – e al cambio di maggioranza e di indirizzo politico nel paese. Il cambio di regime, attuato grazie alla massiccia presenza di squadre paramilitari naziste che cominciarono a spadroneggiare per il paese, non riscontrò il favore delle popolazioni dell’est dell’Ucraina. Ad Odessa vi furono numerose manifestazioni di protesta e nacque un presidio permanente nei pressi della casa dei sindacati.

In questa situazione tesa, in occasione di una partita di calcio del campionato nazionale, insieme ai tifosi arrivarono ad Odessa interi reparti delle milizie naziste legate a Pravy Sektor (settore destro) e che erano state protagoniste dell’insurrezione di Piazza Maidan e che avevano più di una superficie di contatto con la Cia. Queste attaccarono il presidio permanente e dopo che le persone si erano rifugiate nella casa dei sindacati appiccarono il fuoco alla stessa condannando a morire bruciati vivi decine e decine di persone.

Il rogo di Odessa fu il segnale chiaro che il governo ucraino mandò a tutto il paese – e fuori – che il cambio di regime era definitivo e che non sarebbe stata tollerata alcuna opposizione. In quel contesto si aggravò il conflitto tra province dell’est dell’Ucraina e governo centrale con l’esplodere di una guerra civile che non venne fermata dagli accordi di Minsk e che è una delle cause fondamentali del conflitto tutt’ora in corso.

Una notizia rilevante quindi, che passa quasi sotto silenzio, fa tanto più impressione perché oggi è la giornata dedicata alla libertà di stampa… L’impressione è che il tentativo di derubricare quell’orribile strage di cui i nazisti furono protagonisti ad un incidente oppure semplicemente di non parlarne, sia una scelta politica che con la libertà di stampa ha assai poco a che fare. Ha invece molto a che fare con la propaganda.

Anche perché in questi giorni, in Georgia, è in corso un tentativo di ripetere la rivolta di Piazza Maidan. Anche di questo si parla poco eppure è uno snodo importantissimo: la Georgia rappresenta uno dei possibili punti da cui accendere un altro focolaio di guerra e determinare una decisa escalation nel conflitto. La maggioranza parlamentare della Georgia – 83 a 23 – ha approvato una legge che obbliga le organizzazioni non governative e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come organizzazione che promuove gli interessi di una potenza straniera. Si prevede una multa per aver evaso la registrazione. Questa legge, ricopiata da una legge statunitense del 1938 serve palesemente a rendere evidente un fenomeno inaccettabile per qualunque democrazia e cioè che associazione lautamente finanziate dall’estero possano operare per modificare o sovvertire la situazione del paese.

Contro questa legge sono in corso da giorni proteste durissime, con molotov lanciate dentro il parlamento e scontri con la forza pubblica simili a quelli che avvennero a Maidan nel 2014. Mentre i pacifici universitari filopalestinesi sono brutalmente sgomberati dai campus universitari statunitensi – e non solo – i paesi occidentali ovviamente chiedono che in Georgia i manifestanti siano liberi di continuare a tirare bottiglie incendiarie nel Parlamento. Il tutto condito dal fatto che “fonti dell’Unione Europea” sostengono che l’approvazione della legge avrebbe un effetto negativo sulla possibilità della Georgia di aderire all’Unione Europea.

Non procedo oltre. Segnalo solo che il tasso di bugie, manipolazione delle informazioni, doppi standard tra i paesi occidentali e il resto del mondo non è solo scandaloso ma sta preparando la guerra. Perché questo è il punto. Ogni giorno qualche esponente occidentale dice che è necessario inviare truppe in Ucraina. Oggi un esponente statunitense ha accusato la Russia di usare armi chimiche in Ucraina. Ovviamente non c’è alcuna prova e a nulla valgono le smentite dei russi, che stanno palesemente vincendo la guerra in Ucraina e che quindi non si capisce perché dovrebbero mettersi ad usare armi chimiche. L’obiettivo chiaramente non è vincere la guerra ma di continuarla…

Come denunciavo nel febbraio del 2022, l’obiettivo degli Usa è di costruire un Afghanistan in Europa inchiodando la Russia ad una guerra decennale. Adesso è chiaro che a tal fine non basta l’Ucraina, tutta l’Europa deve essere portata alla guerra per sfiancare se stessa e la Russia. Per questo non si parla del rogo di Odessa: perché i cittadini italiani ed europei rischierebbero di capire che sono diventati loro carne da cannone.