Anche in Italia, da domenica 28 aprile, Meta ha iniziato a limitare i contenuti che trattano di politica e temi sociali, come annunciato nei mesi scorsi. Il filtro vale già per Instagram e Threads, ma presto verrà applicato anche a Facebook, il social più utilizzato dai politici e di conseguenza dai cittadini per informarsi sulla politica e le questioni sociali. Da adesso dunque, per vedere i contenuti che trattano di politica e contenuti sociali, in senso molto generale, bisognerà essere follower degli account di chi li pubblica (per esempio politici e giornali), oppure disattivare manualmente il filtro dalle impostazioni di Instagram.
Per farlo, dovete aprire l’app di Instagram, andare su impostazioni (le tre linee in alto a destra), scorrere giù fino a “contenuti suggeriti”, poi in fondo selezionare “contenuti di natura politica” e scegliere l’opzione “Non limitare i contenuti di natura politica delle persone che non segui. È molto importante che lo facciate, perché questo bavaglio social avrà conseguenze devastanti per i cittadini, i quali hanno diritto di informarsi, per i giornali (in particolare quelli indipendenti) e per il corretto funzionamento dei processi democratici. Nell’articolo di Laurent Ferrante trovate tutti i dettagli sul dibattito iniziato al riguardo.
Da tecnico della comunicazione politica, la mia preoccupazione più grande riguarda gli ostacoli che i politici stessi, i candidati e i partiti incontreranno da ora in poi per comunicare i propri programmi e raccontare la propria attività.
Questo non solo in modo diretto, senza intermediari, come i social permettevano di fare, ma anche attraverso le testate online che, a differenza di quelle in edicola, possono dare voce ad esponenti secondari e locali. Il filtro infatti penalizza non solo i politici, ma chiunque parli di politica e temi sociali. Quindi anche i giornali, soprattutto quelli online, che ricevono traffico dai social.
Le filter bubble (Eli Pariser, The Filter Bubble, What the Internet Is Hiding from You) esistono dagli albori dei social e tutti ne facciamo parte: gli algoritmi di tutti i social network e dei motori di ricerca ci propongono principalmente contenuti in linea con le nostre opinioni, per rendere l’esperienza sulle piattaforme più piacevole e soprattutto lunga. Questo è sempre stato un problema discusso dagli studiosi della comunicazione, perché da molti è considerato un limite alla nostra possibilità di avere un’informazione completa, che comprenda tutti i punti di vista.
Tuttavia il dibattito non è mai uscito troppo dalle università, perché altri studiosi, spalleggiati negli anni dai big della tecnologia come Google e Facebook, hanno portato avanti la tesi che si tratti di un falso problema. Non esisterebbe alcun filtro algoritmico secondo loro. Inoltre basterebbe un poco di volontà da parte degli utenti per poter accedere a tutte le informazioni, le quali sono comunque disponibili e a volte, come nel caso dei grandi eventi, perfino non schivabili, pur volendo.
Con l’ultimo aggiornamento però il filtro non è più per bolle, è pervasivo, ma i colossi del web continueranno a sminuirne gli effetti e il dibattito non si allargherà mai al di fuori del mondo della comunicazione. Eppure il problema è enorme e a preoccuparsene dovrebbero essere, per primi, i nuovi politici. Perché i nuovi in particolare?
Come detto, il bavaglio di Meta ha effetto sui profili che non seguiamo. Di conseguenza, grandi account come quelli di Salvini, Meloni e Conte (quelli con più follower in Italia), avranno un vantaggio spropositato sui competitor, una sorta di monopolio. Loro continueranno a comunicare senza filtri a milioni di persone. Come potrà crescere invece un nuovo account, per esempio quello di qualcuno che si candida la prima volta, se Instagram e Facebook non ne mostrano i contenuti?
Il nuovo politico resterà a zero follower o a qualche decina (amici e familiari), mentre noi continueremo a vedere sempre e soltanto i contenuti dei leader di oggi. Anzi di ieri, perché neanche leader nuovi di partiti importanti, come Elly Schlein, segretaria del Pd, riusciranno a crescere, avendo iniziato da poco a lavorare sui social.
Tutto questo avviene non a caso alla vigilia delle elezioni Europee e poco prima di quelle americane, due ambiti che avrebbero portato altre grane a Meta, i cui problemi sono nati proprio con la politica. Ricorderete lo scandalo Cambridge Analytica, le presunte influenze russe selle elezioni americane, le fake news impossibili da contenere, il ban di Trump e ora l’inchiesta dell’Ue in relazione alla protezione dell’integrità proprio delle elezioni Europee.
“Uno dei principali feedback che stiamo ricevendo dalla nostra comunità in questo momento è che le persone non vogliono che la politica e le dispute prendano il sopravvento sulla loro esperienza sui nostri servizi,” ha detto Mark Zuckerberg, CEO di Meta, durante una telefonata sui risultati finanziari nel gennaio 2021.
Informare su una piattaforma di intrattenimento: questa è la nuova sfida sul piano della comunicazione.
Ecco dunque alcuni consigli pratici che da qualche mese, fin dall’annuncio di questa rivoluzione lo scorso febbraio, do ai politici, ai candidati e ai professionisti della comunicazione con cui parlo. Più uno nuovo, che prima era impossibile mettere in pratica. Iniziamo da quest’ultimo.
1. Fate dei post sulle vostre pagine con l’invito a rimuovere manualmente il filtro, così come fatto dal M5S.
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2. Riguardo Meta, puntate solo su Facebook e lasciate stare Instagram. Perché Facebook è da sempre il social su cui le persone sono abituate a informarsi, infatti è quello con le pagine di politici e dei giornali con più follower. Dato che la sfida si fa più difficile, concentrate le energie su una piattaforma da cui potrete ottenere qualcosa, nonostante il filtro in arrivo.
3. Fate inserzioni a pagamento su Facebook per far crescere la vostra pagina politica. Le pagine principali lo facevano già e continueranno a farlo. Anche per questo sono così grandi oggi. Da adesso le sponsorizzazioni su Facebook non sono più una delle opzioni per crescere: sono l’unica. Anche questo tuttavia porterà a rafforzare il monopolio dei grandi partiti, che hanno più budget.
4. Usate YouTube. Lo dico da anni a tutti i politici e giornalisti con cui lavoro: YouTube è il social più efficace per informare, molto più di Facebook, Instagram ecc. È quello che crea di gran lunga le relazioni più forti con il pubblico (dopo tutto alla fine ci interessano i voti, non i like, vero?). So che è difficile fare video, ma i politici più votati sono anche quelli più bravi a comunicare. Se volete arrivare ad alti livelli nella politica dovete imparare a parlare davanti alla videocamera.
5. Raccogliete i contatti dei vostri sostenitori e comunicate con loro in modo diretto. Negli Usa i partiti usano molto le mailing list. Raccogliere le email è un processo lento, ma porta enormi benefici. Un altro canale privato di comunicazione diretta con i sostenitori è Telegram. Create e fate crescere un canale con le news del vostro partito. Si tratta di una piattaforma priva di censura sui temi politici.
Questo è ciò che si può fare al momento. I ricorsi non risolveranno il problema, dato che le piattaforme, come abbiamo visto, arrivano a negare le conseguenze negative dei loro algoritmi, che comunque restano segreti. Potrebbero cambiare la forma del filtro, ma non l’effetto. Se hanno deciso di puntare solo sull’intrattenimento, hanno infiniti modi per escludere in modo più o meno diretto tutto il resto.
Il bisogno dell’essere umano di informarsi è innato e non potrà mai essere fermato da un singolo media. Politici, giornalisti e cittadini si sposteranno gradualmente su nuovi canali (non necessariamente social network) per comunicare tra loro. Inizialmente ne beneficeranno i grandi partiti e i grandi gruppi editoriali tradizionali, diventando ancora più predominanti. Poi si troveranno nuovi modi di organizzarsi, per riuscire a informare e ad informarsi autonomamente. Essere consapevoli di cosa sta accadendo contribuirà a velocizzare questo processo.