Scuola

Manifestazione contro il “bullo”, i ragazzi non entrano in classe. Il preside: “Non si fa così”

Tutti in piazza contro uno. Tutti, sono i ragazzi e i genitori delle classi della scuola media di Portomaggiore in provincia di Ferrara. L’uno, è un loro compagno di scuola, definito bullo per il suo atteggiamento “intemperante” – come lo definisce il preside Enrico Bertoldi – culminato in uno sfogo violento verificatosi nei giorni scorsi, cui ha fatto seguito un’immediata sospensione da parte del consiglio di classe. Lunedì, tuttavia, gli studenti delle classi prime, ove è avvenuta l’aggressione e altri ragazzi, non sono entrati in classe ma con i loro genitori hanno manifestato con cartelli con scritte tipo “Abbiamo paura di…” con il nome del ragazzo scritto a caratteri cubitali.

Un’iniziativa – per nulla condivisa dal dirigente – cui ha presenziato anche il sindaco Dario Bernardi nel tentativo di ascoltare mamme e papà. Una situazione delicata che suscita la dura reazione del pedagogista Daniele Novara, specializzato nella gestione dei conflitti: “Quando la scuola si deciderà a lavorare sull’imparare a litigare bene? Dobbiamo aspettare molti di questi episodi per farlo? Dobbiamo muoverci: il problema non è limitare i litigi ma imparare a stare nei conflitti”. Novara se la prende anche con i genitori che hanno manifestato: “Non è quello il modo, esistono gli organi collegiali, non serve appellarsi a Polizia e Carabinieri”.

A scatenare il tutto è stato un episodio avvenuto lo scorso 19 aprile quando a causa di una lite tra il ragazzo (un tredicenne figlio di migranti ma da anni in Italia che frequenta la classe prima) e un suo compagno, quest’ultimo avrebbe (forse incidentalmente) sbattuto la testa contro il banco durante la lezione di matematica.

Il professore presente in classe, è intervenuto prontamente chiamando sia il 118 che i Carabinieri. Immediata la reazione della scuola che da tempo stava monitorando la situazione consapevole del fatto che il giovane avesse un comportamento fuori dalle righe: “Proprio quel giorno – spiega Bertoldi a IlFattoQuotidiano.it – avevamo in programma un consiglio di classe per trattare la questione. La mattina è accaduto quell’episodio violento e siamo intervenuti con una sanzione disciplinare com’è previsto dal regolamento”.

Detto ciò il dirigente ritiene esagerato parlare di “bullismo”: “Quanto è emerso sui media non è reale. Siamo dispiaciuti per quanto accaduto ma la scuola vigilava da tempo la situazione e ha messo in atto tutti gli strumenti necessari”. Bertoldi non condivide il comportamento dei genitori che hanno manifestato: “Proprio in queste ore sentirò i rappresentanti di classe e ribadirò che la scuola è dispiaciuta perché l’iniziativa di lunedì non è stata concordata. Ci è stata comunicata sabato pomeriggio, senza coinvolgere gli organi collegiali. Rimprovero a mamme e papà questo atteggiamento. Se avessero dialogato avremmo trovato i luoghi per confrontarci. Così non aiutano il nostro lavoro”.

A prendere parola sull’episodio è anche il primo cittadino Dario Bernardi che era in piazza con i genitori e sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Siamo impegnati e attivi assieme alla scuola contro ogni forma di prevaricazione, con progetti specifici, sempre nel rispetto dell’autonomia della scuola, che ha le sue procedure e decisioni, talvolta complicate ma sono sempre questioni delicatissime quando si tratta di minori. Sono a disposizione per facilitare il dialogo e intervenire su questa situazione complessa per quanto di nostra competenza. Le scuole di Porto devono essere note per il grande lavoro anche di integrazione fatto al loro interno e per la loro offerta formativa all’avanguardia e di qualità, e su questo spenderemo tutte le nostre energie”.

Bernardi (Partito Democratico) nelle prossime ore riceverà le famiglie che sono scese in piazza: “Sono andato ad ascoltarli. Mamme e papà hanno messo in campo una dimostrazione forte; ho cercato di mediare, ho cercato di convincere molti ragazzi a rientrare in classe. È una vicenda delicata; ci sono di mezzo denunce perciò c’è il massimo riserbo. La scuola ha messo in campo misure sanzionatorie per quanto la legge consente, noi siamo pronti a fare la nostra parte con un supporto, extra scolastico alla famiglia del ragazzino che ha agito in quel modo”.

A essere preoccupato è Daniele Novara: “Le risse tra ragazzi sono in crescita ma la scuola che fa? L’ignoranza non è ammessa è come se un medico usasse solo radiografie perché non vuole che si adoperi la risonanza magnetica: non ha senso usare le sospensioni quando c’è un problema di educativo”.