Nella realtà geopolitica di oggi “conflitti e guerre minano la pace e minacciano ormai direttamente le libertà e la sicurezza della stessa Europa“. Le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ripetute diverse volte in oltre due anni di conflitto in Ucraina, appaiono ancora più attuali che in passato. Mentre la linea del fronte dell’esercito di Kiev sembra iniziare a sgretolarsi, coni vertici dell’intelligence che ammettono di dover arrivare inevitabilmente a una trattativa con Vladimir Putin e, dall’altra parte, con leader europei come Emmanuel Macron che invece ipotizzano l’invio di truppe europee in guerra, il capo dello Stato, in un messaggio al capo di Stato Maggiore dell’esercito, Carmine Masiello, in occasione del 163esimo anniversario dell’esercito italiano, ricorda l’importanza delle Forze Armate come garanzia di sicurezza per la Repubblica.
Se Mattarella continua a auspicare un ritorno alla pace, qualcosa si muove anche all’interno della formazione di governo. È la Lega, con il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, a riaprire la discussione sul sostegno militare all’Ucraina. “È giusto sostenere la resistenza ucraina perché questo è quello che abbiamo votato in Parlamento e siamo coerenti – ha dichiarato – Invece, ci preoccupa molto il fatto che si senta parlare solo di armi e che non ci siano iniziative diplomatiche che prevedano l’ipotesi di negoziati. Come se trattare o negoziare significasse arrendersi o uscirne sconfitti. È importante trovare un equilibrio nell’interesse di tutti, senza ovviamente confondere aggressore e aggredito”.
L’interpretazione della situazione è chiara: il sostegno incondizionato, se non viene affiancato a una decisa e prioritaria strategia diplomatica per arrivare il prima possibile a dei negoziati, non serve e rischia solo di provocare un allargamento del conflitto tale da coinvolgere anche i Paesi europei e della Nato. A riprova di questo, ci sono le considerazioni di Romeo sulle parole di Macron: con “la proposta di Macron si rischia un’escalation che a tutti i costi noi vogliamo evitare, un punto di non ritorno. Ci domandiamo se prima di dire certe cosa Macron pensi alle possibili conseguenze delle sue parole”.
Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato la nuova uscita del capo dell’Eliseo ricordando di aver “sempre detto che noi non siamo in guerra con la Russia e quindi non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina. Noi difendiamo il diritto dell’Ucraina ad essere uno Stato indipendente. Ma non siamo, lo ribadisco, in guerra con la Russia. La nostra posizione è sempre questa. Non abbiamo mai cambiato idea. Noi difendiamo la libertà, l’indipendenza, ma stiamo lavorando per costruire la pace”.