È ancora bonanza per Intesa Sanpaolo, prima banca italiana, che, per usare le parole dell’amministratore delegato Carlo Messina, ha messo a segno “il miglior inizio d’anno di sempre con risultati di alta qualità grazie alla accelerazione delle commissioni e dell’attività assicurativa”. I primi tre mesi dell’anno si sono chiusi con profitti per 2,3 miliardi di euro (+ 17,6% rispetto allo stesso periodo del 2023), superando le attese degli analisti. A questo punto la banca si attende un utile netto per il 2024 e per il 2025 superiore a 8 miliardi di euro. Per gli azionisti si prepara la manna. – “Nel 2024 distribuiremo agli azionisti 7,3 miliardi incluso il buyback (riacquisto di azioni proprie che spinge valore del titolo e bonus dei manager, ndr) da 1,7 miliardi il cui piano inizierà a giugno. Siamo perfettamente in linea con l’obiettivo di risultato netto superiore a 8 miliardi nel 2024″, annuncia Messina.

In realtà, i primi tre mesi del 2024 sono andati meglio di un già lusinghiero 2023 grazie soprattutto all’aumento degli interessi netti, ovvero la differenza tra gli interessi fa pagare sui suoi prestiti e quelli che eroga ai suoi depositanti, saliti da da 3,2 a 3,9 miliardi. Crescono di poco i ricavi da commissioni (da 2,1 a 2,2 miliardi) e i proventi da attività assicurativa (da 397 a 455 milioni). I lieve aumento anche i costi. ora a 2,7 miliardi. In sostanza la banca continua a beneficiare del contesto di tassi relativamente elevati determinato dalle scelte della Bce. Poco altro. Più i tassi sono alti più si allarga il gap tra interessi praticati e pagati, a favore delle banche e dei loro ricavi. Finché i gli interessi sui conti e sui depositi rimangono a livelli irrisori, fenomeno in Italia particolarmente spiccato, fare profitti per le banche è come bere un bicchier d’acqua. Della mitologica tassa sugli extraprofitti presentata la scorsa estata dal governo Meloni e rapidamente finita nel dimenticatoio, non si parla neppure più.

Messina spiega che è cresciuto l’ammontare dei depositi che ora superano i 1.300 miliardi di euro e che migliora la qualità del credito, ossia sono sempre meno i prestiti erogati che rischiano di andare “persi” per incapacità/impossibilità del debitore di restituire le somme e/o pagare gli interessi. Oggi intanto, la Banca centrale europea ha fatto sapere che l’indice composito che sintetizza gli interessi sui nuovi prestiti contrati dalle imprese aveva segnato un aumento di quattro punti base al 5,18% a marzo, mentre gli interessi sui nuovi mutui è in calo di cinque punti base al 3,8%.

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