Scienza

Su K2-18b non ci sono tracce di vita aliena, la delusione degli scienziati dopo le scoperte del telescopio Webb

“La vita come sappiamo è basata sull’acqua. Questo pianeta è il miglior candidato che abbiamo al di fuori del nostro sistema solare nella ricerca di segni di vita“. Cinque anni fa la scoperta di un pianeta nella fascia abitabile aveva acceso una speranza negli scienziati del cosmo perché per la prima volta era stata rilevata acqua nell’atmosfera di un esopianeta con temperature simili a quelle terrestri. Ma su K2-18b, un pianeta che si trova a 120 anni luce da noi, non si sono tracce di vita. Nuove analisi, pubblicate su The Astrophysical Journal Letters e coordinate da Shang-Min Tsai dell’Università California a Riverside, delle osservazioni fatte dal telescopio spaziale James Webb affermano che le possibili ‘firme’ della vita osservate non sono attendibili.

Da tempo K2-18b, un pianeta con una massa 8.6 volte quella della Terra in orbita attorno a una nana fredda, è considerato uno dei candidati più interessanti per la ricerca di vita aliena perché si trova nella cosiddetta fascia di abitabilità, a una distanza dalla sua stella tale da avere una temperatura ‘accettabile’, e perché ha vasti oceani di acqua. Recenti osservazioni del telescopio spaziale Webb, in particolare quelle pubblicate a novembre 2023, avevano attirato l’attenzione perché avevano identificato la presenza nell’atmosfera di dimetilsolfuro, una molecola che sulla Terra è prodotta dal fitoplancton oceanico. Una delle grandi capacità del nuovo telescopio spaziale è infatti quella di poter analizzare la composizione chimica dell’atmosfera di pianeti lontanissimi ma il segnale in arrivo da K2-18b, spiegano gli autori, era molto debole e discontinuo. Per averne certezza i ricercatori hanno fatto una serie di simulazioni per capire se il segnale, che in caso positivo sarebbe stato oggettivamente un indicatore molto importante di vita aliena, potesse essere frutto di un qualche abbaglio. Indagine che non lascia molte speranze perché “il segnale – ha detto Shang-Min Tsai – si sovrappone fortemente al metano e riteniamo che distinguere il dimetilsolfuro dal metano vada oltre le capacità di questo strumento“.

Lo studio