Vaxzevria* era stato il primo vaccino messo a punto, con la collaborazione dei ricercatori di Oxford, per prevenire o mitigare il Covid 19 (oltre 7 milioni di morti a fine 2023) innescato dal coronavirus Sars Cov 2 e il primo a essere approvato. Un composto a vettore virale che in rarissimi casi aveva provocato trombosi mortali, soprattutto in giovani donne, come avevano scoperto nella primavera del 2021 gli scienziati dell’Università di Greifswald identificando la causa dei decessi nell’inedita Trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (VITT).
Il ritiro dell’autorizzazione – Una scoperta che aveva generato comportamenti scomposti e decisioni differenti nei vari paesi europei, mentre stavano arrivando i vaccini a Rna messaggero. A pandemia ormai finita AstraZeneca ha deciso di ritirare l’autorizzazione in Ue del vaccino che pur ha contribuito in maniera significativa a salvare moltissime vite. “Considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19, non c’è più stata domanda per il vaccino Vaxzevria* che di conseguenza non è più stato prodotto ne distribuito. Non prevedendo quindi una futura domanda” per il prodotto, “AstraZeneca ha pertanto deciso di ritirare l’autorizzazione all’immissione in commercio per Vaxzevria all’interno dell’Ue” come riporta l’Adnkronos salute.
Il processo a Londra – Una decisione commerciale del colosso anglo-svedese che arriva comunque pochi giorni prima dell’ammissione, durante un processo per i danni da vaccino in Gran Bretagna, dei possibili casi di trombosi “molto rari” causati dall’immunizzazione. Un primo nucleo delle 51 famiglie che avevano citato in giudizio a Londra il colosso farmaceutico però ha annunciato di aver rinunciato a portare avanti la richiesta di risarcimento danni dinanzi all’Alta Corte della capitale britannica di fronte alla prospettiva concreta di vedersi respinti i ricorsi e di dover sostenere pesanti costi legali. I familiari tiratisi indietro hanno difeso le loro ragioni, negando categoricamente di poter essere bollati come “teorici della cospirazione” e dicendosi amareggiati di aver dovuto rinunciare a causa dei “cavilli tecnici” con cui tanto l’azienda quanto il governo si sarebbero fatti scudo: ovvero la presenza di un foglietto illustrativo. Non senza insistere sia sulla legittimità della battaglia giudiziaria che altri stanno continuando a portare avanti – nel Regno Unito come in altri Paesi – sia sulla richiesta di trasparenza.
La posizione di Astrazeneca – Per Astrazeneca dall’insieme delle evidenze raccolte negli studi clinici e dai dati del mondo reale, è stato continuamente dimostrato che il vaccino… ha un profilo di sicurezza accettabile e gli enti regolatori di tutto il mondo affermano costantemente che i benefici della vaccinazione superano i rischi di effetti collaterali potenzialmente estremamente rari. La nostra solidarietà – ha spiegato un portavoce ai media britannici – va a chiunque abbia perso i propri cari o abbia riportato problemi di salute. La sicurezza dei pazienti è la nostra massima priorità e le autorità regolatorie hanno standard chiari e rigorosi per garantire l’impiego sicuro di tutti i farmaci, compresi i vaccini”. Le informazioni di prodotto relative al vaccino AstraZeneca-Oxford – disponibili al pubblico – sono state aggiornate nell’aprile 2021 con l’approvazione dell’agenzia del farmaco britannica Mhra, includendo l’eventualità che il vaccino possa, in casi molto rari, di essere un fattore scatenante di Tts.
Cinquantuno casi erano stati depositati presso l’Alta Corte, con vittime e parenti che chiedevano danni per un valore stimato fino a 100 milioni di sterline. Adesso dodici famiglie hanno rinunciato. Il primo caso è stato presentato l’anno scorso da Jamie Scott, padre di due figli, che è rimasto con una lesione cerebrale permanente dopo aver sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia al cervello dopo aver ricevuto il vaccino nell’aprile 2021.
Il caso italiano – Lo scorso 8 marzo i pm di Genova hanno invece chiuso le indagini sulla morte di Camilla Canepa, la 18enne morta il 10 giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata durante un open day. Sotto accusa non il vaccino Astrazeneca – che pur secondo le perizie ha innescato l’emorragia cerebrale che l’ha uccisa – ma i medici che non avrebbero diagnosticato la Trombocitopenia che era ormai nota e per cui esisteva un protocollo di cura. Camilla era stata vaccinata il 25 maggio e si era sentita male il 3 giugno: era stata portata all’ospedale di Lavagna dove le avevano riscontrato una piastrinopenia e una fotosensibilità. Era stata però dimessa, dopo una tac senza contrasto, ed era ritornata allo stesso ospedale il 5 giugno in condizioni disperate per una trombosi al seno cavernoso. Trasferita al policlinico San Martino di Genova era stata operata alla testa era morta. La ragazza era stata vaccinata con AstraZeneca il 25 maggio nell’open day per gli over 18 organizzato dalla Regione Liguria, quando ormai i vaccini a vettore virale – Astrazeneca e Janssen (Johnson&Johnson) – erano raccomandati soltanto per gli over 60.