Il suo profilo Instagram dice di lui: “Espressionismo astratto e minimalismo. Vincitore della Medaglia Nazionale delle Arti”. Ma l’artista statunitense Frank Stella è stato una figura dominante dell’arte americana del secondo dopoguerra e la cui morte è stata annunciata dal New York Time. L’artista, pittore e scultore, è spirato sabato 4 maggio nella sua casa nel West Village di Manhattan all’età di 87 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie, la dottoressa Harriet E. McGurk. I laconici ‘quadri neri’ della fine degli anni Cinquanta chiusero la porta all’Espressionismo Astratto e aprirono la strada a un’epoca di Minimalismo.
Stella era un innovatore inquieto e implacabile le cui esplorazioni di colore e forma lo hanno reso una presenza fuori dal comune, di cui si è discusso all’infinito e che ha costantemente esposto a New York, Los Angeles, Parigi e Londra, consacrato alla fama internazionale nel 1964 con la partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia. In seguito creò opere colorate che sembravano rinnegare i suoi principi giovanili. Negli anni Settanta e Ottanta Stella si dedicò sempre più a opere tridimensionali, incorporando alluminio e fibra di vetro nel suo lavoro, prima di arrivare a creare sculture monumentali.
Il Museum of Modern Art di New York ha organizzato due retrospettive del suo lavoro, nel 1970 e nel 1987. Le opere di Stella si trovano in numerose collezioni private e pubbliche, tra le quali il MoMa di New York, il Kunstmuseum Basel, l’Art Institute of Chicago, la National Gallery of Art di Washington, la Tate Gallery di Londra e la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Pochi artisti americani del XX secolo si sono affermati con il suo stesso clamore. Stella era poco più che ventenne quando i suoi grandi e sagomati dipinti neri – strisce nere delineate con precisione e separate da sottili linee di tela bianca disposte geometricamente e ritmicamente – conquistarono il mondo dell’arte con la loro austerità. Con la serie dei “Black Paintings” (1958-1960) Stella trasformò la pennellata gestuale mista ad angoscia esistenziale dell’Espressionismo Astratto concentrandosi sugli elementi formali.
Dopo l’iniziale ricerca rigorosamente geometrica, Stella ha elaborato tele sagomate (shaped canvas) creando complessi giochi cromatici. Recuperando anche la gestualità del dipingere, Stella è giunto, con inedita libertà espressiva, a complesse strutture tridimensionali, spesso di formato monumentale, che utilizzano materiali eterogenei come feltro, legno, alluminio, elementi di recupero, vernici metalliche, fluorescenti, ecc. (serie delle Balene, 1987; decorazioni per il nuovo teatro Princess of Wales a Toronto, 1993). Nel 2001 una sua scultura monumentale è stata installata all’esterno della National Gallery of Art a Washington.
Nato a Malden (Massachusetts) il 12 maggio 1936 da genitori di origini italiane, Frank Stella studiò pittura presso la Philips Academy di Andover e si laureò in storia all’Università di Princeton. Stabilitosi dal 1958 a New York, qui si formò nell’atmosfera culturale molto viva creata da artisti quali Robert Rauschenberg e Jasper Johns. Più in particolare, si legò all’opera di Morris Louis e di Kenneth Noland, che in quegli anni approfondivano una ricerca compositiva astratta molto rigorosa, basata su una struttura geometrica molto semplificata, supporto spaziale per i veri protagonisti dei loro dipinti, la materia e il colore. Come loro Stella giunse a questo tipo di pittura tramite l’apporto del critico d’arte Clement Greenberg, ma nel suo caso molti elementi di ambiguità d’immagine scomparirono.
Al carattere evocativo dei simboli diretti o mediati che caratterizzava tutta la produzione americana dall’Espressionismo Astratto alla Pop Art, Stella sostituì una serie infinita di nuove strutture visive. Anche nei colori Stella seguì una linea di astrazione completa da effetti naturalistici. Il nero, l’alluminio, il rame, il violetto o una preparazione aranciata e gialla per pittura metallica sono i colori usati più frequentemente. A partire dalla metà degli anni ’80, per un decennio si dedicò soprattutto al tema dell’opera di Herman Melville “Moby Dick”. In questo periodo l’impiego del rilievo nei suoi quadri sfociò nella tridimensionalità delle sue opere, realizzate anche grazie a dei collage, dei modellini ingranditi e ricreati impiegando frese industriali e la tecnologia digitale. Durante gli anni ’90 creò sculture per spazi pubblici e sviluppò progetti architettonici. Le retrospettive a lui dedicate sono state numerose, negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone. Restano memorabili soprattutto le mostre degli anni ’60 che hanno contribuito a definire l’arte di quel periodo, come “The Shaped Canvas” e “Systemic Painting” presentate al Museo Solomon R. Guggenheim di New York nel 1964-65 e nel 1966. Nel 2015 gli è stata dedicata una grande retrospettiva al Whitney Museum di New York.